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Guerra in Ucraina

Russia-Ucraina, il generale Chiapperini: “Ecco che guerra sarà e quale sarà il ruolo dell’Italia”

Fanpage.it ha intervistato il generale Luigi Chiapperini: ecco quali sono gli scenari nel conflitto tra Russia e Ucraina, quale sono le forze in campo e quali le prospettive per l’Italia.
A cura di Davide Falcioni
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Nella serata di ieri le prime colonne di mezzi militari russi hanno oltrepassato il confine ucraino e sono entrate nelle repubbliche di Donetsk e Luhansk, la cui indipendenza era appena stata riconosciuta da Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha annunciato l'invio di "forze di pace" nel Donbass con l'intento di salvaguardare la vita dei civili da rischi di pulizia etnica da parte dei nazionalisti ucraini. Dal canto suo l'Ucraina e i suoi alleati hanno interpretato lo sconfinamento come l'inizio di un'invasione, annunciando sanzione economiche a Mosca e promettendo tutto il sostegno a Kiev. Il rischio di una guerra tra la Russia e l'Ucraina, con il coinvolgimento delle potenze occidentali (e non solo), è ora più concreto che mai. Ma quali potrebbero essere le conseguenze? E quali le forze in campo? Fanpage.it ne ha parlato con il generale di Corpo d'Armata Luigi Chiapperini, già Comandante del contingente multinazionale NATO in Afghanistan tra il 2012 e il 2013, Vice Capo del III Reparto delle Aree Pianificazione Generale e Direzione Strategica / Politica delle Alleanze presso lo Stato Maggiore Difesa, Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, presidente dei lagunari dell’ALTA e collaboratore del Campus universitario CIELS di Padova.

Dal punto di vista militare quali sono le forze sullo scacchiere? Quali le differenze tra gli eserciti schierati sul campo?
Si devono naturalmente prima definire gli attori in campo. Consideriamo in questo ragionamento la contrapposizione tra russi ed ucraini, senza tener conto della NATO. La differenza è abissale. Tenga conto che la Russia dispone di circa 1.000.000 di effettivi mentre l'Ucraina di circa 150.000 soldati in totale. Anche per quanto riguarda gli armamenti le differenze fanno pendere la bilancia a favore delle forze di Putin: parlando ad esempio di MBT (Main Battle Tanks) cioè dei carri armati, c'è una grande differenza non solo in termini numerici (i russi ne disporrebbero di circa 12.000 mentre gli ucraini di circa 2.500) ma anche di efficacia e obsolescenza. Infatti mentre l'Ucraina annovera in linea un arsenale che ha ereditato dall'ex Unione Sovietica con i vecchi carri T-64 e quelli un po' più moderni del tipo T-72, T-80 e T-84, i russi schierano non solo gli stessi mezzi (ma con grandi migliorie oltre probabilmente con un supporto logistico più aderente) ma altri molto più moderni ritenuti all'altezza (e in alcuni casi più potenti) dei migliori carri occidentali. Mi riferisco in particolare a T-72B3M, T-90 e gli ultimi straordinari T-14 "Armata". Peraltro questi ultimi, essendo appena stati appena immessi in servizio, non dovrebbero essere portati in prima linea. La stessa differenza in termini di numeri e qualità la ritroviamo negli altri mezzi terrestri da combattimento per la fanteria, l'artiglieria terrestre e contraerea, nell'aeronautica e nella marina militare, quest'ultima uscita ulteriormente indebolita per l'Ucraina con la perdita della Crimea.

Il generale Luigi Chiapperini
Il generale Luigi Chiapperini

Putin ieri ha inviato colonne di mezzi militari nel Donbass. Per la NATO si tratta di un’invasione, per il Cremlino invece è necessario difendere i russi del Donbass dalla pulizia etnica da parte dei nazionalisti ucraini. Quelli di Mosca sono timori fondati? Questo ruolo potrebbe spettare all’ONU?
Quella della Russia è l'"incursione limitata" di cui aveva parlato il presidente USA Biden e che aveva lasciato interdetti un po' tutti, compreso il presidente ucraino. Alla fine però è accaduto proprio quello. Ritengo che sia stata una mossa azzeccata perché Putin può rinfacciare alla NATO e più in generale alla comunità internazionale quanto avvenuto in Kosovo. Anche lì c'era una pulizia etnica a danno della popolazione kosovara di etnia albanese e in quell'occasione la provincia serba fu occupata dalle forze della NATO (circa 50.000 cosiddetti "peacekeepers" in un'area grande quanto una regione italiana) con contestuale ritiro di quelle serbe. Successivamente fu riconosciuta l'indipendenza di quella provincia da parte di tantissime nazioni occidentali. Credo che Putin si stia muovendo sullo stesso schema. Probabilmente, però, sarà molto più arduo per la Russia ottenere una risoluzione a lei favorevole da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU come invece avvenne per il Kosovo.

Che tipo di guerra potrebbe scatenarsi? Quanto conteranno le armi nucleari?
Se il conflitto dovesse limitarsi a scontri all'interno dei due stati indipendentisti appena riconosciuti dalla Russia, potremmo assistere ad un conflitto asimmetrico con da una parte la guerriglia appoggiata dall'Ucraina e dall'altra i miliziani filo-russi supportati dalle truppe regolari russe che stanno affluendo nella regione. Quindi dovremmo aspettarci attentati ai danni di questi ultimi con utilizzo essenzialmente di armi portatili e ordigni esplosivi improvvisati. Invece una reazione più attiva da parte dell'Ucraina avrebbe conseguenze più pericolose per tutti in quanto potrebbe allargare il conflitto. L'eventuale scontro tra mezzi corazzati al confine tra Ucraina e Donbass sarebbe oltremodo sanguinoso con molte perdite in entrambi gli schieramenti e porterebbe ad una escalation difficilmente controllabile. Peraltro, ritengo che nessuno abbia intenzione al momento di usare le armi nucleari per il Donbass.

Quale sarà il ruolo dell’Italia, come Paese membro della NATO?
L'Italia fa parte della NATO e sicuramente si allineerà alle decisioni che saranno prese collettivamente. Il presidente del Consiglio Draghi potrebbe invece giocare un ruolo di mediazione che però con la mossa di ieri di Putin sembra al momento congelato. Credo che la NATO continuerà ad avere un ruolo di rassicurazione nei riguardi delle ex repubbliche sovietiche passate ora nei suoi ranghi. Mi riferisco in particolare a quelle baltiche che da anni esprimono preoccupazione per il loro futuro. L'azione di supporto della NATO continuerà con la cosiddetta enhanced presence (presenza avanzata) di proprie forze nei territori dell'Est che non è potuta essere completa e decisiva con l'Ucraina in quanto quest'ultima non fa parte dell'Alleanza Atlantica.

Esiste ancora la possibilità di scongiurare una guerra alle porte dell’Europa?
Tutti lo speriamo, ma in queste questioni non faccio più pronostici da tempo. Le sorprese strategiche sono ormai all'ordine del giorno. Credo che a questo punto la palla sia nel campo ucraino e molto dipenderà da quanto l'Ucraina vorrà accettare lo status quo creato dalla Russia con il riconoscimento del Donbass. L'altro attore in gioco non è tanto la NATO (ripeto, l'Ucraina non ne fa parte) ma gli Stati Uniti. Questi da tempo più che nella Russia vedono nella Cina il principale avversario. Lo sforzo principale per loro sarà il Pacifico. C'è da chiedersi se prima di spostare tutto il loro potenziale bellico in quell'area non vogliano mettere in chiaro le cose con il vecchio nemico russo che sembra aver rialzato prepotentemente la testa in Europa. E in Europa al momento l'Unione Europea senza una vera politica comune di sicurezza e difesa e di forze armate realmente integrate, difficilmente potrà avere voce in capitolo. Dovremmo fare molta attenzione al rafforzamento di un asse sino-russo in grado di contrastare gli USA e gli europei in maniera globale. Quello sarebbe veramente un osso duro per tutti.

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