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Ruba gratta e vinci da mezzo milione: arriva la condanna, ma intanto è sparito col biglietto

L’uomo accusato di aver rubato il biglietto vincente condannato a un anno di reclusione per truffa e appropriazione indebita. La delusione della donna truffata: “Ora è libero di continuare a fare danni”.
A cura di Susanna Picone
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Immagine di repertorio
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Un anno di reclusione per truffa e appropriazione indebita. Questa la sentenza di condanna per Renato Spano, un 52enne di origini svizzere accusato di aver rubato un gratta e vinci da mezzo milione alla compagna 62enne. L’uomo è sparito ormai da anni e con lui è sparito anche il biglietto vincente da mezzo milione di euro che la compagna diceva di avergli affidato.

La vicenda denunciata dalla donna risale al 2016 quando lei chiede al compagno di prendere due gratta e vinci al posto di altrettanti tagliandi con i quali aveva vinto dieci euro. Lui li prende e glieli consegna e lei gratta il biglietto davanti a lui e a un suo amico. Il gratta e vinci è fortunato: il premio è da mezzo milione di euro. Lui, secondo il suo racconto, le propone di conservarlo in cassaforte.

Dopo qualche giorno lei chiede di riavere quel biglietto: “Si è presentato a casa e dopo avermi mostrato velocemente il biglietto lo ha infilato in una busta bianca e lo ha nascosto in un interruttore dell’energia elettrica — è quanto ha denunciato lei, a ricostruire la vicenda è il Corriere di Bologna —. Non riuscendo a resistere, poco dopo ho aperto la busta e dentro non c’era il mio biglietto ma un collage di altri tagliandi tenuti insieme con lo scotch. Era falso, non era il mio”. Da quel giorno i due non si sarebbero più visti.

Ora un giudice ha stabilito che quell’uomo le ha davvero sottratto il gratta e vinci, oltre a 34mila euro di risparmi. L’epilogo giudiziario è arrivato dopo sei anni: un anno di reclusione e 400 euro di multa, con un risarcimento di 32mila euro e il resto eventualmente da chiedere in una futura causa civile. Una pena deludente secondo la signora: “Sono delusa, la pena è una carezza per quello che ha fatto. Ora è libero di continuare a fare danni, come già accaduto in passato con altre donne. La Finanza ha lavorato molto bene ma la giustizia non ha funzionato” il commento della donna, assistita dall’avvocato Marco Sciascio.

“Era uno scherzo, il biglietto vincente non è mai esistito. L’ho fabbricato io”, si è invece difeso per la prima volta l’imputato attraverso l’avvocato Pierfrancesco Uselli. In aula ha testimoniato anche l’amico della donna che ha confermato di aver assistito al momento in cui è stata scoperta la vincita e all’offerta dell’imputato di custodirlo.

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