Disabili legati, umiliati e ignorati: così trattavano gli ospiti nelle Rsa di Pachino, 16 indagati

Scoperte violenze su disabili e anziani in due Rsa di Pachino, in provincia di Siracusa: 16 misure cautelari, tra cui 5 arresti in carcere. Le vittime venivano umiliate, legate ai letti e maltrattate da operatori con il consenso dei responsabili. Sequestrate tre strutture, indagine partita da segnalazioni dei cittadini.
A cura di Biagio Chiariello
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Più che luoghi di cura, erano vere e proprie prigioni. In due comunità alloggio del comune di Pachino, nel Siracusano, i carabinieri hanno scoperto un sistema spietato di soprusi e violenze nei confronti di persone fragili: venti ospiti, tra disabili psichici e anziani, costretti a vivere in condizioni disumane. Gli inquirenti parlano di condotte “spregiudicate”, documentate da video inequivocabili.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Siracusa e condotta dai carabinieri della compagnia di Noto e del Nas di Ragusa, è partita dalle denunce di alcuni cittadini preoccupati per lo stato dei degenti. Le prime segnalazioni parlavano di gravi carenze assistenziali. Da lì sono partite intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno portato alla luce una realtà ben più cupa.

I maltrattamenti, secondo quanto emerso, non solo avvenivano nella struttura oggetto della segnalazione iniziale, ma anche in una seconda, “gemella”, riconducibile alla stessa cooperativa. I responsabili e gli operatori – oggi destinatari di 16 misure cautelari – avevano creato un clima di terrore: schiaffi, pugni, spintoni, urla, insulti, minacce. Le vittime, impossibilitate a difendersi, venivano sistematicamente umiliate, private della dignità e ridotte alla completa dipendenza.

Particolarmente agghiacciante il caso di una giovane paziente con disturbi psichiatrici, legata al letto ben oltre le necessità terapeutiche, al punto da non riuscire più ad alimentarsi né ad andare in bagno autonomamente. Era costretta a mendicare assistenza, ricevendo in risposta solo ulteriori vessazioni.

Il fine ultimo di questo sistema di abusi non era la cura, ma il profitto. Le strutture erano gestite con logiche esclusivamente economiche, a scapito delle condizioni igieniche, sanitarie e organizzative. I pazienti non solo venivano trattati con violenza, ma ricevevano anche terapie farmacologiche – talvolta invasive – somministrate da personale privo delle qualifiche necessarie, mettendo così a rischio la loro salute.

I carabinieri hanno sequestrato tre strutture: due coinvolte direttamente nell’indagine e una terza legata alla medesima cooperativa. I degenti sono stati trasferiti in centri adeguati, mentre per 16 persone è scattata un’ordinanza di custodia cautelare: 5 sono finite in carcere, 7 ai domiciliari con divieto di esercitare attività di assistenza, 4 hanno l’obbligo di firma.

L’indagine ha messo in luce una gestione “sostanzialmente abusiva” dell’intero sistema socio-sanitario, fondato su pratiche illegali e sulla sistematica violazione dei diritti umani. A far scattare l’intervento dei militari non sono stati solo gli abusi fisici, ma anche le condizioni strutturali delle strutture, definite inadeguate, fatiscenti e pericolose.

I video registrati dagli investigatori parlano chiaro: in quelle Rsa non si curava, si maltrattava. Un orrore consumato nel silenzio, rotto solo grazie al coraggio di chi ha denunciato.

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