Roberto Saviano spiega il piano del figlio di Totò Riina: “Riavvicinare i più giovani a cosa nostra”

Roberto Saviano commenta le parole di Salvo Riina, figlio del boss mafioso Totò Riina, recentemente intervenuto come ospite in un podcast su YouTube, per parlare di Cosa nostra, del rapporto che aveva con il padre e del contesto familiare, sociale e culturale in cui ha vissuto. Per Saviano il piano di Salvo Riina è chiaro: “Riabilitare il padre e far riavvicinare i più giovani a Cosa Nostra”.
A cura di Giorgia Venturini
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Una recente intervista del figlio di Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra finito in manette nel 1993 e morto nel 2017, ha sollevato non poche polemiche. Salvo Riina vive all'estero ma in questi giorni sta promuovendo un suo possibile secondo libro. Ha già scontato una condanna di 8 anni per associazione mafiosa. Roberto Saviano a Fanpage.it analizza passaggio per passaggio la recente intervista del figlio del boss rilasciata nel podcast siciliano "Lo Sperone". Per Saviano il piano di Salvo Riina è chiaro: "Riabilitare il padre e far riavvicinare i più giovani a Cosa Nostra".

Saviano fin da subito precisa che il figlio del capo dei Corleonesi "si è fatto intervistare. L'ha fatto già tempo fa con Bruno Vespa, generando moltissime polemiche per promuovere il suo libro e anche questa volta sembrerebbe voler promuovere un suo futuro libro. Ma c'è qualcosa in più: sembra essere davvero in fase promozionale, non di se stesso. Ma in promozione di Cosa Nostra. Analizzare ciò che ha detto in questo podcast è davvero prezioso, farò quindi la lettura. Tenterò di decrittare i messaggi che manda, come feci già anni fa, quando Salvo Riina fu intervistato da Bruno Vespa che lo ascoltò senza purtroppo alcuna competenza". Così ha iniziato ad analizzare ogni parola di Salvo Riina.

Durante il podcast Salvo Riina vuole subito precisare che ciò che gli ha dato più fastidio è quando attribuiscono l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo a suo padre. "Un padre (parla di Totò Riina) che insegna ai loro i valori che sono il rispetto, la famiglia, l'educazione…è stato un padre con la "P" maiuscola…".

E Saviano ‘traduce' queste parole: "Salvo Riina immediatamente mette in chiaro una cosa, non ci sto a far attribuire a mio padre la morte del bambino. Subito introduce Totò Riina e un codice, chi ha quel codice non può ammazzare un bambino. Sappiamo in realtà che è esattamente il contrario: nessuno avrebbe potuto uccidere il figlio di Santino Di Matteo senza il consenso di Totò Riina, che può essere anche stato un consenso silenzioso, ma c'è stato. Lui vuole attribuire la colpa ai Graviano, a Brusca, cioè a qualcuno che non c'entra col codice del padre. Inizia il suo progetto: dare in questo momento una nuova interpretazione del padre. Perché oggi ci sono i ragazzini, quindi chi non ha vissuto l'indignazione e lo sdegno della stagione degli anni '90 delle stragi, che quindi ascoltano la storia di un capo. E guardate con quanta maestria Salvo Riina passa a dare un una lettura nuova di suo padre".

Durante l'intervista Salvo Riina pronuncia anche parole che rientrano nel gergo mafioso, come "sistema": "Mio padre nasce prima delle seconda guerra mondiale, in un paese dell'entroterra siciliano, Corleone, considerata all'epoca tra le zone più povere della regione. C'era un'economia prettamente rurale. I contadini andavano a lavorare sotto padrone. Essendo sfruttati e pagati pochissimo. Mio padre ha sempre combattuto un sistema".

Ma è Roberto Saviano a chiarire bene cosa si intende per sistema: "Vedete qui inizia subito una interpretazione della realtà in continuità con l'ideologia mafiosa e cioè il mafioso come ribelle. Salvo Riina racconta in modo maldestro e superficiale della Corleone terra di miseria e di latifondi. E così le organizzazioni mafiose sono prodotte dal latifondo, sono al servizio del baronato (poi arriveranno a sostituirlo). ‘Ma mio padre era contro un sistema' dice Salvo Riina. Ma quale sistema, quale contro? Perché dice una cosa del genere? Le organizzazioni criminali sono al fianco del sistema. Con sistema si intende chiunque sia al potere per ottenere vantaggio, per estorcerlo, controllarlo, condizionarlo. Quindi contro quale sistema che ne era parte integrante di quel sistema di miseria".

Ma chi era Totò Riina? Era un ribelle, come ha chiesto a Salvo Riina il suo intervistatore del podcast? Suo figlio lo descrive così: "Da piccolo mio padre penso che era già una persona con molta personalità".

Ecco quindi che "ancora una volta si torna con questa cosa dello spirito ribelle", precisa Saviano. Che poi aggiunge: "Salvo Riina gli risponde ‘con personalità', ognuno ha la sua personalità. Vorrebbe dire indole, vorrebbe dire anche indole aggressiva. È interessante come il personaggio venga costruito come il grande ribelle sin da piccolo, romantico".

Salvo Riina non si ferma qui: "Mio padre era un uomo serio e onesto. Onesto non lo so per certuni cosa significa, però per noi onestà è una cosa completamente diversa. Ovvero non tradire le persone e mantenere la parola".

Saviano non ci sta: "Serio. Onesto. Poi gli viene subito il dubbio che onesto…per lui ha un significato completamente diverso. ‘Per noi ha un significato diverso'. Per noi sta parlando di Cosa nostra? Perché questo plurale? Onesto per loro è mantenere la parola. Ecco la lezione di mafia. Se questo significa uccidere e trafficare…non importa. Per loro onestà e codice è verso esclusivamente gli altri dell'organizzazione criminale".

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