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Rimini, accoltellato a scuola dal compagno che lo accusa di bullismo, i genitori: “Lui è la vittima”

Un ragazzino di 15 anni è stato accoltellato da un compagno di scuola che lo accusava di bullismo. I genitori della vittima, tramite una lettera resa pubblica dai legali, hanno difeso il figlio dalle accuse. “Lui è la vittima di un atto gravissimo”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Nostro figlio non è un bullo, è vittima di un atto gravissimo. Ha rischiato la vita". Lo hanno detto i genitori del 15enne accoltellato mercoledì scorso all'Istituto tecnico Alberti di Rimini. L'adolescente è stato aggredito da un suo coetaneo durante l'ora di lezione in laboratorio. L'altro ragazzino ha detto alle forze dell'ordine di aver reagito ai continui atti di bullismo perpetrati dal compagno di classe.

Secondo quanto da lui raccontato, le vessazioni erano state soltanto psicologiche e verbali. Prese in giro che l'adolescente non avrebbe retto portandolo all'atto di violenza di mercoledì scorso tra le mura scolastiche. L'adolescente ha colpito il compagno di classe con un fendente all'addome che ha raggiunto il fegato. Tramite una lettera resa pubblica dagli avvocati Marco e Monica Lunedei, la famiglia della vittima si è detta "sconcertata dal tentativo di spostare l'attenzione da quanto realmente accaduto mediante il montaggio di un caso di bullismo supposto e non verificato". Secondo i genitori del 15enne accoltellato, sarebbe in atto un tentativo di trasformare l'offensore in presunto oppresso. 

Solo grazie ai riflessi del 15enne, che in parte ha schivato il colpo, non vi è stato un tragico epilogo. Questo è quanto sottolineato dai familiari della vittima nella lettera resa pubblica. "Nostro figlio è stato fatto passare per un bullo, mentre l'altro ragazzo lo ha aggredito a mano armata e a sangue freddo". "Come confermano i compagni di scuola e il personale scolastico – prosegue la famiglia – nostro figlio è un ragazzo solare e socievole, forse ingenuo nel considerare tutti amici, compresa la persona che qualche giorno a avrebbe potuto ucciderlo per uno scambio di battute scherzose reciproche".

I parenti del ragazzo hanno concluso la lettera augurando agli altri studenti "di non incappare nelle stesse vicende in un luogo dove dovrebbero essere tutelati e protetti". "Certe condotte non possono e non devono essere ammesse o tollerate. In caso contrario si tratterà di aspettare che un fatto del genere ricapiti, forse la prossima volta con esiti letali"

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