Rimandata a casa sei volte con diagnosi di cefalea ma aveva un trombosi e rimane cieca: risarcita

Rimandata a casa dall'ospedale per ben sei volte con semplici diagnosi di cefalea o gastrite, una paziente toscana di nemmeno quarant'anni è rimasta cieca perché nessuno dei medici si era accorto che quei mal di testa e quei dolori erano sintomi di una trombosi al cervello. Per questo la donna sarà ora risarcita dalla locale ASL per 800mila euro a causa di "negligenza imprudenza e imperizia grave di tipo omissivo" da parte della struttura sanitaria, come stabilito dai giudici della Corte d’Appello .
I fatti contestati risalgono a 10 anni fa, nel luglio del 2015, quando, come ricostruisce Repubblica, la donna in preda a continui dolori e mal di testa decise di rivolgersi al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Poggibonsi, in provincia di Siena, dopo che gli antidolorifici che aveva assunto non avevano fatto alcun effetto.
La prima visita in ospedale si risolve però in un nulla di fatto perché la rimandano a casa con un semplice antinfiammatorio. I sintomi però non scompaiono e anzi diventano di giorno in giorno sempre più gravi. La donna decide di rivolgersi di nuovo ai medici recandosi prima in guardia medica e poi al pronto soccorso per altre cinque volte ma ottenendo sempre lo stesso risultato: dimissioni con semplici diagnosi di cefalea o gastrite.
Nemmeno una Tac alla testa, disposta dai medici dopo l'ennesimo accesso al pronto soccorso, risolve la questione. Solo quando la donna decide di rivolgersi privatamente ad un oculista, emerge la gravità della situazione tramite un esame del fondo oculare. La donna viene ricoverata d'urgenza all'ospedale di Siena dove le viene infine effettivamente diagnosticato una trombosi dei seni venosi cerebrali. Per la paziente però è ormai tardi e, dopo quattro giorni di coma, si sveglia senza più la vista e altre capacità sensoriali e motorie.
Come stabilito dei giudici già nella sentenza di primo grado nel processo per il risarcimento del danno, intentato dalla donna e dai suoi familiari contro l'ASL, i giudici avevano spiegato che “Tali errori, nel loro susseguirsi avevano determinato un mancato contrasto all’aggravarsi della ipertensione arteriosa che, alla fine, ha causato il grave danno neurologico”. In primo grado il risarcimento era stato di 400mila euro ma in appello è stato rivalutato a 800mila euro.