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Revoca brevetti sui vaccini Covid, Medici senza Frontiere: “Intatti privilegi e monopoli farmaceutici”

Silvia Mancini (Medici senza Frontiere) si è detta insoddisfatta dell’accordo siglato all’interno del Wto che prevede la revoca temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid e la sicurezza alimentare: “È decisamente un compromesso al ribasso e che lascia di fatto intatti privilegi e monopoli farmaceutici”.
A cura di Ida Artiaco
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"È una decisione monca, frutto di un accordo non condiviso che non affronta il nodo del problema e che rappresenta anche un precedente negativo per future pandemie e crisi sanitarie". A parlare a Fanpage.it è Silvia Mancini, responsabile Humanitarian Affairs di Medici senza Frontiere, che come altre associazioni e Ong si è detta insoddisfatta dell'accordo, da alcuni definito storico, siglato venerdì scorso al Wto (Organizzazione mondiale per il commerciale) che prevede la revoca temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid e la sicurezza alimentare.

"Il pacchetto di accordi farà la differenza nella vita delle persone in tutto il mondo. I risultati dimostrano che la Wto è effettivamente in grado di rispondere alle emergenze del nostro tempo", ha commentato la direttrice generale generale della Wto, Ngozi Okonjo-Iweala, ma Medici senza Frontiere non è d'accordo.

Mancini, cosa è stato deciso con l'accordo di venerdì al Wto?

"Facciamo un passo indietro. L'Organizzazione mondiale del commercio aveva già ricevuto una proposta, che era stata avanzata quasi due anni fa da India e Sudafrica e che non era quella attuale. Circa 20 mesi fa questi due Paesi avevano chiesto la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale (accordo TRIPs), oltre alla possibilità di trasferimento di tecnologia sia per i vaccini che per strumenti farmaceutici e diagnostici utili a contrastare il Covid.

La bozza su cui i delegati sono stati chiamati ad esprimersi in queste giornate era invece una contro-proposta rispetto a quella iniziale di India e Sudafrica e avanzata dall'Unione europea, che è decisamente un compromesso al ribasso e che lascia di fatto intatti privilegi e monopoli farmaceutici".

È per questo che Medici senza Frontiere è insoddisfatto di questo accordo?

"Sì, non c'è un accordo condiviso ed è una decisione che non affronta il nodo del problema, ma si limita ad incoraggiare i paesi ad utilizzare quelle flessibilità già consentite dall'accordo TRIPs con qualche lieve miglioramento. Ciò scoraggia i Paesi che hanno capacità produttiva a far ricorso a questa eccezione e di fatto non coinvolge tutti quegli strumenti che inizialmente erano stati inseriti nella proposta di deroga, ma si limitano ai vaccini.

Per noi è una decisione monca, che lascia insoddisfatti nella misura in cui rappresenta anche un precedente negativo per possibili future pandemie e crisi sanitarie".

C'è un appello che si sente di fare?

"Chiediamo innanzitutto che i governi utilizzino tutte le misure legali in loro possesso per poter far ricorso e utilizzare tutte le flessibilità consentite nell'ambito dell'accordo TRIPs affinché tutti i prodotti salvavita siano resi disponibili e per sostenerne la produzione.

C'è da fare dei passi concreti, andare oltre, pensare a riformare di fatto il sistema dell'innovazione biomedica in modo tale da far sì che questi prodotti arrivino a chi ne ha più bisogno, per rompere il monopolio dell'industria farmaceutica e per far sì che il mercato non l'abbia vinta rispetto ai bisogni di salute pubblica globale".

Quali saranno le conseguenze di questo accordo, in un momento in cui la pandemia è tutt'altro che finita?

"Una soluzione che avesse accolto in maniera più ampia la proposta di India e Sudafrica avrebbe consentito di eliminare gli ostacoli presenti, almeno per la parte legale, nella produzione di vaccini e di prodotti farmaceutici e diagnostici. Ora siamo in presenza di una decisione parziale che privilegia solo alcuni Paesi e che allungherà un po' i tempi di risposta in un momento in cui siamo in presenza di pandemia che ha provocato 15 milioni di morti e non è risolta.

Esistono ostacoli legali che avremmo potuto rimuovere e che renderanno la disponibilità di vaccini e di strumenti sul mercato dei Paesi a medio e basso reddito non immediata. Se vogliamo contrastare la pandemia bisogna che il mondo nella sua interezza abbia una copertura vaccinale adeguata, cosa che non sta succedendo perché i vaccini restano confinati in una parte del mondo. Ci sono i numeri, perché oggi la produzione è a regime, non è come nel primo anno di emergenza, ma prima che questi raggiungano alcune aree remote del pianeta ce ne vorrà di tempo".

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