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Covid 19

Remuzzi a Fanpage.it: “No al lockdown per non vaccinati, convinciamoli a fare la scelta giusta”

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs: “Dobbiamo andare incontro alle persone che non si sono ancora vaccinate, aiutarle a fare la scelta migliore”.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo la mappa del rischio elaborata dall'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il Vecchio Continente è diviso in due: da una parte ci sono i paesi del nord e soprattutto est Europa, che da settimane sono alle prese con decine di migliaia di contagi al giorno a fronte di una bassa percentuale di vaccinati; dall'altra, invece, c'è il sud Europa – Italia compresa – in cui il quadro epidemiologico appare ancora migliore anche grazie a una più ampia quota di popolazione vaccinata. Ne abbiamo parlato con il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.

Quali sono le ragioni di alcune differenze tra i Paesi del sud Europa come Italia, Spagna e Portogallo e il resto del continente? 
Una premessa è necessaria: questo virus ci ha insegnato a non avere nessuna certezza. Potrebbe anche darsi che quello che adesso vediamo in Germania, Olanda e Austria arrivi in Italia tra qualche settimana, quindi non dobbiamo abbassare la guardia. Però io penso anche che in questo momento noi siamo relativamente protetti, insieme a Spagna e Portogallo, grazie a una serie di fattori: non solo la quota di popolazione vaccinata, ma anche fattori climatici favorevoli nel sud Europa. Inoltre, nelle nazioni del nord, le persone in questo periodo tendono a vivere molto più tempo in casa in condizioni di aerazione molto difficili. La vera differenza, tuttavia, non è tra nord e sud Europa, bensì tra est e ovest: nei paesi orientali la percentuale di vaccinati è molto bassa e quindi si sta vivendo un dramma che da noi difficilmente si ripeterà. Ci sono poi altri fattori: uno è sicuramente la grande attenzione che in Italia diamo al rispetto del distanziamento sociale e all'igiene delle mani, comportamenti che in altri paesi vengono ancora trascurati.

E poi c'è il Green Pass, che l'Italia ha introdotto da mesi…
Quella del Green Pass è stata una misura importante e tempestiva che il nostro paese ha approvato prima degli altri. Ritengo che sia stato fondamentale per contenere l'aumento delle infezioni, tant'è vero che pian piano ce lo stanno copiando tutti. Certo, non è un provvedimento perfetto, ma mio nonno mi ha insegnato che "il meglio è nemico del bene" e credo che – così come è stato concepito – garantisca un buon equilibrio tra la tutela della salute e quella delle libertà di lavorare e avere una vita sociale.

Lei è d'accordo con il modello austriaco, quello dei lockdown per soli vaccinati? Come suggerisce di affrontare il prossimo inverno?
Il lockdown per non vaccinati è una buona idea… per l'Austria. In Italia non funzionerebbe mai, aumenterebbe animosità e polemiche. Invece noi dobbiamo andare incontro alle persone che non si sono ancora vaccinate, aiutarle a fare la scelta migliore, spiegare loro che stanno facendo un danno enorme a loro stessi e alla società.

Ci sono terapie promettenti contro il Covid che stanno studiano i ricercatori dell'Istituto Mario Negri?
L'istituto che dirigo non si occupa della sintetizzazione dei farmaci ma di studiarne gli effetti e la tossicità. Nell'ambito della lotta al Covid credo che abbiamo fatto una cosa abbastanza importante, introducendo l'idea che non bisogna perdere i primi dieci giorni, quando il virus si moltiplica nel nostro organismo per poi diffondersi localizzandosi in tutti gli organi. Il danno, però, non è causato dal virus, bensì dalla produzione degli interferoni da parte del sistema immunitario, che scatena un'iper infiammazione che danneggia tutti gli organi. Il nostro merito ritengo sia stato introdurre il concetto che non si devono aspettare 10 giorni prima di intervenire perché se è vero che spesso si guarisce da soli, è altrettanto vero che non sempre questo accade: questa impostazione oggi viene adottata anche con i nuovi anticorpi monoclonali e con gli antivirali che presto verranno immessi anche nel nostro Paese.

 Cosa dobbiamo fare per vaccinare la popolazione dei paesi a basso reddito, oggi quasi totalmente esclusa dalla campagna vaccinale?
Grazie per avermelo chiesto. Tutti i discorsi fatti finora stanno in piedi solo se riusciamo a vaccinare gran parte della popolazione mondiale, compresa quella dei paesi poveri. Se ciò non accadrà sarà inutile anche raggiungere il 95% di immunizzati nelle nazioni ricche. Ritengo che la strada migliore sia quella di sospendere i brevetti sui vaccini, ma più ancora sui farmaci antivirali la cui produzione è molto più semplice e alla portata di tutti, soprattutto in India.

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