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Porta la moglie in ospedale, inciampa e attende 9 ore per una visita: Giovanni muore a Palermo

Giovanni Guddo, 64 anni, è morto a seguito di una caduta al padiglione B di Villa Sofia a Palermo. La famiglia denuncia ritardi nell’assistenza e la Procura ora la indaga per un possibile caso di malasanità.
A cura di Biagio Chiariello
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Giovanni Guddo
Giovanni Guddo

Un semplice momento di attesa in ospedale si è trasformato in tragedia per Giovanni Guddo, muratore palermitano di 64 anni, morto lo scorso 13 novembre dopo essere caduto lungo la rampa esterna del padiglione B dell’ospedale Villa Sofia a Palermo. L'incidente ha provocato un grave trauma facciale, e il ritardo nella valutazione specialistica – oltre nove ore prima dell’arrivo del neurochirurgo – ha reso fatale la situazione. A seguito della denuncia dei familiari, la Procura ha aperto un’inchiesta per presunto caso di malasanità e ha sequestrato la documentazione clinica per accertare eventuali responsabilità della struttura o del personale medico.

Nei giorni scorsi sul corpo dell’uomo è stata eseguita l’autopsia; i risultati definitivi, compresi gli esami istologici e tossicologici, saranno disponibili entro circa sessanta giorni. Questi accertamenti saranno fondamentali per stabilire se un intervento tempestivo avrebbe potuto salvare la vita a Guddo.

La vicenda ha avuto origine il 7 novembre, quando Guddo aveva accompagnato la moglie, Cristina, 61 anni, a una visita diabetologica già prenotata. Mentre la donna era impegnata nel controllo specialistico, Giovanni si sarebbe allontanato per fare colazione, perdendo l’equilibrio sulla rampa esterna del padiglione. Nell’esposto presentato dagli avvocati della famiglia – Domenico Cancemi, Rosanna Siino e Annalisa Indelicato – si segnala che il tratto di percorso era “in condizioni non ottimali e privo di adeguata segnaletica di pericolo”, trasformando un semplice passaggio in un rischio pericoloso.

A seguito della caduta, l’uomo riportò fratture nasali, ecchimosi diffuse e lacerazioni. Nonostante la gravità, secondo quanto denunciato dai legali, dovette attendere oltre nove ore prima che un neurochirurgo valutasse le sue condizioni. “Una tempistica che, purtroppo, si è rivelata decisiva”, spiegano gli avvocati, sottolineando come l’emorragia fosse ormai troppo estesa per permettere un intervento risolutivo.

Guddo è rimasto in ospedale per sei giorni prima del decesso, e nel frattempo la magistratura ha sequestrato tutta la documentazione sanitaria. La famiglia vuole chiarire se la morte sia stata causata da una tragica fatalità o da eventuali negligenze. “Abbiamo presentato l’esposto per fare piena luce su quanto accaduto, verificando la possibile responsabilità dei sanitari o della struttura”, dichiarano gli avvocati.

L’inchiesta dovrà valutare la sequenza degli eventi: la caduta, le condizioni della rampa, i tempi di intervento e l’assistenza ricevuta dopo l’incidente. Solo al termine degli accertamenti autoptici la Procura potrà decidere eventuali sviluppi penali e identificare i responsabili.

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