“Poliziotto e carabiniere aiutavano il clan”, a Cosenza arrestate talpe della ‘ndrangheta

"Mele marce che hanno infangato le divise", così il procuratore capo di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha definito le talpe delle cosche all'interno delle forze dell'ordine che per anni hanno passato informazioni su indagini ai boss della ‘ndrangheta calabrese e che oggi sono state definitivamente smascherate. L'inchiesta, avviata da tempo, in particolare ha fatto luce sui rapporti tra alcuni esponenti delle forze dell'ordine e la cosca Rango-Zingari di Cosenza. Gli accertamenti hanno portato a scoprire i rapporti stretti tra alcuni agenti e il clan che li premiava con laute ricompense e favori come tavoli riservati nei privé delle discoteche.
Agli arresti sono finiti un poliziotto 60enne in servizio alla squadra Mobile di Cosenza all'epoca dei fatti contestati e ora impiegato in un ufficio della Prefettura di Cosenza, e un imprenditore locale di 49 anni che, secondo gli inquirenti, faceva da tramite tra lo stesso poliziotto e il boss Maurizio Rango. Con loro son finiti nel registro degli indagati anche un ex carabiniere ora in pensione e un dipendente civile in servizio alla polizia stradale. Per tutti e quattro la contestazione è di concorso esterno in associazione mafiosa, ma per l'ex carabiniere e per il dipendente civile il gip ha ritenuto di non dovere applicare alcuna misura cautelare.
A loro gli investigatori sono arrivati dopo aver constatato nel corso del tempo che la cosca Rango era in grado di sapere in anticipo l'arrivo di controlli e perquisizioni, ma anche il posizionamento di microspie. In diverse occasioni gli uomini della cosca infatti erano sfuggiti ai blitz perché informati in tempo. Infine, anche grazie alle rivelazioni di quattro collaboratori di giustizia, le talpe sono state individuate. "Appena sono emersi i rapporti di collusione sia il poliziotto che il carabiniere sono stati neutralizzati con trasferimenti in ruoli dove non potevano più nuocere" ha ricordato il procuratore, esprimendo piena fiducia nei confronti dei corpi di appartenenza delle persone coinvolte.