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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Piacenza, la grigliata durante il lockdown a casa di un carabiniere arrestato “coperta” dal 112

A Pasqua, in pieno lockdown, uno dei carabinieri arrestati oggi con l’operazione “Odysseus” aveva organizzato una festa con grigliata a casa sua. Una vicina ha chiamato la centrale per segnalarlo e il militare al centralino, dopo aver inviato una pattuglia per farla contenta, ha evitato di scrivere l’evento e ha avvertito il collega, promettendogli di fargli sentire abusivamente la telefonata per individuare la “spia”. È uno dei tanti dettagli che emerge dall’ordinanza della procura di Piacenza.
A cura di Salvatore Garzillo
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C’è una legge non scritta, di pura cortesia tra le forze dell’ordine, secondo cui “ognuno arresta i suoi”. E invece la procura di Piacenza ha affidato alla Guardia di Finanza (con la collaborazione della polizia locale) l’indagine “Odysseus” che ha portato in carcere 12 persone tra cui 7 carabinieri della stazione di Piacenza Levante. Il motivo è semplice, i magistrati non si fidavano dell’Arma. Troppo profondo e radicato il livello di corruzione in quella stazione di via Caccialupo. Una dimostrazione lampante arriva, ancora una volta, durante il periodo di lockdown, quando a Pasqua una cittadina segnala alla centrale che nell’appartamento di fronte a casa sua è in corso una festa. La donna, non senza imbarazzo, dice che una delle persone coinvolte è proprio un carabiniere, l’appuntato Giuseppe Montella.

Donna: «C’è una festa in corso…».
Carabiniere della centrale: «Dove?».
Donna: «A Gragnanino, via … non so esattamente il numero civico, potrebbe essere il 29, forse, 27… 29».  Carabiniere: «Come si chiama lei, signora?».
Donna: «E… rimane anonima la segnalazione?”. Carabiniere: “Sì… sì, sì».
Donna: «Sì. Devo dirvelo per forza? Perché è un vostro collega».

Omertà e abuso di potere

A quel punto il militare invia una pattuglia e quando scopre chi vive in quella casa provvede subito a fornire spiegazioni a Montella.

Carabiniere della centrale: «La pattuglia te l’ho mandata io perché non sapevo che era casa tua. Allora, ha chiamato una signora, che presumo che sia una vicina di casa, che è anonimo. Quando io le ho chiesto il nome, ho detto: “Ma lei come si chiama?”, fa: “Eh, no, non glielo posso dire perché abita un tuo collega lì”. Mi sembrava un po’ polemica, allora io ho detto: “Vabè, allora”, ho detto: “Io gli faccio passare la macchina…».
Al carabiniere inviato viene chiesto di chiudere un occhio.
Carabiniere della centrale: «Guarda, se possiamo fare a meno, io non ho scritto niente, non ho detto un cazzo a nessuno, non ho scritto niente da nessuna parte».
Montella: «Grazie, grazie, grazie».
Carabiniere della centrale: «Allora a me m’ha detto che c’era una festa con una grigliata, una festa, c’era una festa con della gente estranea con una grigliata. Comunque non ho scritto niente e non sa un cazzo nessuno».
Montella: «Voglio sentire la voce, voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto lo sfizio che mi volevo togliere. Riesci a girarmi il numero?».
Carabiniere della centrale: «Te la faccio sentire abusivamente non ti preoccupare».

L'informatore e il pusher colombiano

È questo l’ambiente in cui devono lavorare gli investigatori della Gdf e gli inquirenti della procura, che nelle 300 pagine di ordinanza hanno raccolto una lunga serie di intercettazioni che non lasciano molti dubbi sulla gestione ormai sistematica dello spaccio. Ce n’è una del 2 maggio in cui l’appuntato Giuseppe Montella parla negli uffici della stazione con un informatore che – secondo quanto riportato nel provvedimento – “tracciava la strategia da attuare per arrestare il pusher di turno pilotando in modo evidente l’attività dei militari”. 

Montella: «Spiegaci un po’, basta che ci fai fare lo scambio, entri, ci mandi uno, a che ora…».
E.M.G., informatore: «Tra mezz’ora massimo arriva il colombiano, quello che ti raccontavo, il mio amico. Appena ti dico “preparati”, così…».
Montella: «Vado al Lidl».
Informatore: «Si, arriva da via… ma comunque lascialo che fa lo scambio, così…».
Montella: «Lo so, però io devo vedere da dove viene! Perché devo capì».
Informatore: «Ma poi lo vedrai vicino a me, hai capito? Il colombiano è molto più alto, no, tutto rasato».
Montella: «Ma il colombiano arriva dopo?».
Informatore: «Il colombiano no, arriva subito. Appena mi vedo con l’altro, lo chiamo e arriva. Cioè, nel momento in cui chiamo il colombiano…».

La droga sequestrata per rivenderla

Secondo la ricostruzione della procura di Piacenza, in diverse occasioni la droga sequestrata è stata usata per pagare gli informatori e trattenuta per essere rivenduta.
C’è una conversazione telematica che spiega perfettamente in che modo i carabinieri evitavano di essere scoperti.
«Uagliò, la devi far sparire quanto prima, pesala, pesala, pesala, un chilo e mezzo gli ho trovato – scrive l’appuntato Montella a un galoppino a cui spiega che ha recuperato la droga arrestando un altro pusher – Il resto era merda. Il resto l’ho sequestrata, questa qua buona l’ho tenuta. Questa qua è buona e l’altra è una merda. La mamma l’ha buttata nel campo, nella terra, ma io sono stato più figlio di puttana di lei. Da uno zaino ho fatto sparire tutto e l’altro l’ho preso. Ho fatto un colpo della madonna. Io l’ho arrestato per un chilo e quattro e adesso, nello scatolo, ce ne sarà la metà. E quando vanno a controllare, che ho fatto solo io! Lo sai perché? Perché l’erba, quando tu la metti nella scatola, finché non la bruciano, l’erba non è come il fumo che rimane lo stesso peso, l’erba diventa sempre più leggera, quindi, con l’erba, non ti sgameranno mai, non sono mica scemo. Adesso ti devi far pagare. Chi la vuole la paga!».
S.M., galoppino: «Qua ci voglio mettere almeno 1.000, adesso noi facciamo, quello è un chilo e 100!».
Montella: «Io ti ho detto, senza aprire, è almeno un chilo, quindi mo facciamo qualcosa sennò qua facciamo la fame! Tanto penso che siamo a posto o ne vuoi altre?».
Galoppino: «No, figa, per adesso… per oggi non finisco neanche tutto».
Montella: «Puoi riuscire anche per la prossima settimana, non è un problema, giusto per metterci qualcosa in tasca”».

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