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Perché Appendino non si dimette dopo la condanna, nonostante il codice etico del M5s

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata in primo grado a sei mesi per la vicenda Ream. Come stabilito dal codice etico del Movimento Cinque Stelle, si è autosospesa dal partito, ha spiegato lei stessa. Ma in realtà il codice dei pentastellati stabilisce che in caso di condanna, anche solo di primo grado, per uno degli eletti tra le fila dei Cinque Stelle, dovrebbe dimettersi. Cosa che Appendino non ha fatto.
A cura di Annalisa Girardi
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Chiara Appendino, sindaca pentastellata di Torino, è stata condannata in primo grado a sei mesi per la vicenda Ream. L'accusa alla prima cittadina è quella di falso in atto pubblico, mentre è caduta quella per abuso d'ufficio per la quale sarebbe scattata la decadenza dall'incarico, come previsto dalla legge Severino. "Porterò a termine il mio mandato da sindaca. Come previsto dal codice etico mi autosospenderò dal Movimento Cinque Stelle", ha commentato uscendo dal tribunale. "Sono stata assolta per tre reati su quattro perché il fatto non sussiste. Aspettiamo le motivazioni della sentenza, ma continuo ad essere convinta di aver agito per il bene dell'ente. Porterò a termine il mio mandato, questa sentenza non me lo impedisce", ha aggiunto. Ma anche se effettivamente la legge Severino le permette di rimanere in carica, il codice etico del Movimento Cinque Stelle le imporrebbe diversamente.

Il centrodestra chiede le dimissioni: "M5s sia coerente"

Dalle altre forze politiche di oppsosizione sono già arrivate le richieste di dimissioni e gli appelli al Movimento affinché . Il commissario della Lega, Alessandro Benvenuto, afferma in una nota: "Ora mi auguro che il M5s sia coerente. Chieda oggi stesso le dimissioni del sindaco Appendino o la sfiduci domattina". Il coordinatore regionale Paolo Zangrillo e il commissario cittadino Marco Fontana hanno dichiarato invece di aspettarsi "che il Movimento Cinque Stelle chieda le dimissioni, coerentemente con la logica grillina", altrimenti "il giacobinismo del M5s si fermerebbe quando a finire nel tritacarne è un loro esponente". E sottolineano: "Il giochetto di autosospendersi per evitare così di dover sottostare alle regole rappresenta la fine indegna del mandato di un sindaco che doveva polverizzare il Sistema Torino e che invece ha solo raccolto avvisi di garanzia".

Cosa prevede il codice etico del Movimento Cinque Stelle

Il codice etico del Movimento Cinque Stelle in realtà non prevede semplicemente l'autosospensione dall'incarico. Piuttosto afferma: "È considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo". Come ha precisato uno stesso post del Movimento, trattando il caso della sindaca di Roma, Virginia Raggi, esiste anche un codice di comportamento per i candidati eletti del M5s, al cui articolo 9 si prevede che il sindaco si dimetta "se, durante il mandato sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado".

Quando i Cinque Stelle portavano le arance in Campidoglio

Per restare nella capitale, si ricorderà come gli esponenti Cinque Stelle, quando ancora si trovavano all'opposizione nel Comune di Roma, erano arrivati in Campidoglio con le arance (che secondo il detto popolare vanno portate ai carcerati) per contestare l'amministrazione di Ignazio Marino, l'ex primo cittadino coinvolto nel caso scontrini ma poi assolto. Al grido di "Onestà!" i Cinque Stelle lanciarono in rete l'hashtag #Marinodimettiti. Il coordinatore torinese di Italia Viva, Davide Ricca, commenta: "Se le parti fossero invertite, i pentastellati starebbero urlando "onestà, onestà" con gli occhi assettati di giustizionalismo. Governare è complicato, chissà se adesso lo avranno capito". Il segretario del Partito democratico in città, Mimmo Carretta, aggiunge: "Noi non ci troveremo di fronte a Palazzo civico a gridare “onestà”. Ma non cambia nulla sul giudizio negativo nei confronti dell’amministrazione Appendino".

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