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Pensionato morto a Manduria dopo le violenze, niente carcere per la baby gang

Per dieci degli undici minori coinvolti negli episodi di pestaggio e violenza contro il pensionato di Manduria Antonio Cosimo Stano, sia l’accusa che la difesa hanno chiesto la possibilità della misura alternativa della messa in prova che di fatto gli eviterà di finire in un carcere minorile. Solo per uno di loro la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per la brutalità e crudeltà degli episodi di cui si è macchiato”.
A cura di Antonio Palma
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Eviteranno quasi tutti il carcere i componenti della baby gang protagonista degli assalti in stile arancia meccanica contro Antonio Cosimo Stano, il pensionato pugliese affetto da problemi psichici morto nell’aprile scorso in ospedale dopo essere stato preso di mira da un gruppo di giovani  che lo insultava e picchiava continuamente, sottoponendolo a sevizie solo per divertimento sia in strada che nella sua abitazione di Manduria, in provincia di Taranto. Per dieci degli undici minori coinvolti infatti il pm Pina Montanaro, capo della Procura per i minorenni, ha chiesto al tribunale  la possibilità della misura alternativa della messa in prova che di fatto gli eviterà di finire in un carcere minorile. Si tratta di una misura che prevede un percorso guidato attraverso il quale i ragazzi svolgeranno servizi a favore della comunità ad esempio in strutture del volontariato.

Una misura possibile per l’età degli imputati, si tratta di adolescenti nati tra il 2001 e il 2004, e perché non hanno precedenti. L’unico escluso dalla richiesta è il minore protagonista di uno dei video degli assalti al pensionato di Manduria, a causa della sua indole e il passato giudicati violenti e per la  “brutalità e crudeltà degli episodi di cui si è macchiato”. Per lui infatti è stato chiesto di procedere col giudizio con rito abbreviato. A decidere se accogliere le richieste dell’accusa sulla loro sorte sarà ora il Gup Bina Santella nell’udienza decisiva fissata per il 28 gennaio prossimo. La richiesta di messa alla prova per i minori però difficilmente sarà respinta visto che la stessa istanza era stata presenta nei giorni precedenti anche dai difensori dei giovani imputati.  Per loro le accuse a vario titolo vanno dalla tortura al danneggiamento, dalla violazione di domicilio al sequestro di persona aggravato. In base alla gravità dei fatti, per ognuno dei ragazzi la prova avrà una durata diversa: si va dai due ai tre anni.

Il reato più grave è quello della tortura, seguita dalla morte del pensionato, crimine attorno al quale ruota anche il processo a carico dei maggiorenni coinvolti nei pestaggi. Su questo punto infatti le perizie di parte  divergono completamente. Quella dell’accusa sostiene che proprio le violenze sul pensionato pugliese sarebbero alla base dei malesseri che poi lo hanno portato alla morte mentre per i periti della difesa la morte dell’uomo sarebbe legata ad altre cause e comunque non riconducibile alle violenze subite. Il Tribunale ha chiesto un parare indipendente nominando altri esperti.

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