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Covid 19

Partorire ai tempi del Covid, 681 neonati da madri positive nella prima ondata: in 19 hanno contratto il virus

I dati del progetto sull’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza, al parto e in puerperio, coordinato dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’ISS, la rete di sorveglianza che dal 2013 raccoglie dati sulla mortalità materna e conduce studi di popolazione sulla grave morbosità materna.
A cura di Biagio Chiariello
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Nella prima ondata della pandemia da Covid 19 sono stati 681 i neonati venuti al mondo da madri positive al virus. Solo 19 sono i bimbi risultati positivi dopo la nascita e solo uno ha avuto complicazioni respiratorie, risolte dopo un ricovero in terapia intensiva. Oltre la metà dei bimbi sono potuti rimanere accanto alla mamma dopo il parto, nel 27% dei casi è stato praticato il contatto pelle-a-pelle e il 76% dei bimbi ha ricevuto il latte materno. A rilevarlo sono i dati del progetto sull’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza, al parto e in puerperio, coordinato dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Iss, Istituto Superiore di Sanità. Il progetto ha raccolto i dettagli del percorso clinico delle donne coinvolte e dei neonati dal 25 febbraio, data del primo caso ostetrico in Italia, al 30 settembre. Il progetto coinvolge i nosocomi italiani in cui vengono assistite donne con infezione da SARS-CoV-2 in atto o pregressa. Nel complesso, sono state 875 le gravidanze di donne positive, oltre la metà delle quali in Lombardia, e solo il 2% delle 667 donne che hanno partorito è stato ricoverato in terapia intensiva. Il tasso di incidenza dell'infezione da SARS-CoV-2 nelle 667 donne che hanno partorito è pari a 2,9 casi per 1000 parti a livello nazionale; 5,3/1000 nel Nord; 1,6/1000 nel Centro; 0,6/1000 al Sud del Paese e 8,9/1000 in Regione Lombardia che ha segnalato il 53% dei casi complessivi.

I dati

Non è stato segnalato alcun decesso. Le caratteristiche e gli esiti clinici delle 667 donne con infezione da SARS-CoV-2 che hanno partorito secondo l’Iss “sono simili a quelli descritti per la popolazione generale. Complessivamente il 18,6% ha sviluppato una polmonite interstiziale, La percentuale di parti pretermine ha riguardato il 13% delle gravidanze, quasi il doppio del tasso nazionale, ma il 71% è ascrivibile alla decisione di anticipare il parto e non all’insorgenza spontanea. Il tasso di cesarei è stato pari al 34%, in linea con quello nazionale”. Le condizioni di salute dei bambini che non sono stati separati dalle madri durante il ricovero non sono peggiori di quelle dei piccoli allontanati alla nascita. Al 30 settembre sono state registrate 6 morti in utero e una morte neonatale non riconducibili al Coronavirus e nessuna morte materna. “La trasmissione del virus da madre a neonato -aggiunge l’Iss- sembra possibile ma molto rara e non influenzata dalla modalità del parto, dall’allattamento o dal rooming-in”.

“Dai dati raccolti- commenta la responsabile dello studio Serena Donati – emerge che, salvo nei rari casi di condizioni cliniche gravi, i benefici del parto vaginale, del contatto madre-bambino, del rooming-in e dell’allattamento sono molto superiori ai rischi dell’infezione, e vanno pertanto promossi nonostante la pandemia”. “La rapidità di avvio delle procedure operative-conclude il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro- l’adesione nazionale al progetto, la condivisione di strumenti comuni per la raccolta dati, la qualità e la completezza delle informazioni raccolte testimoniano come la disponibilità di reti attive rappresenti un elemento essenziale della preparazione in caso di emergenza sanitaria”.

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