Parla la vittima della “vendicatrice” di donne tradite: “Non c’è nulla di femminista in quello che ha fatto”

“Non c’è nulla di femminista in quello che ha fatto. Una vera donna non distrugge un'altra donna. Lei era accecata dall'ossessione e dalla crudeltà", così la vittima dell’autoproclamata “vendicatrice" di donne tradite online ha rigettato alla mittente le giustificazioni della sessantenne lombarda condannata in primo grado nei giorni scorsi a due anni e sei mesi per revenge porn e stalking. Secondo l'accusa, l'indagata creava falsi profili social con finte foto per adescare uomini in chat e inviare poi gli screen hot alle compagne. A denunciarla infine era stata una coppia di Prato che non ha ceduto alle sue attenzioni continuando il rapporto nonostante lei avesse inviato alla donna gli screenshot con l’uomo.
"Pensavo a uno scherzo, ma guardando e leggendo la chat ho visto che quella dietro era casa nostra. Ho chiesto informazioni a quel profilo, che mi ha risposto di aver tanto altro materiale da darmi. L’amore però era grande, i progetti erano grandi, un tradimento fisico non c’era stato e ho deciso di passare il lockdown insieme a lui” ha raccontato al Corriere Fiorentino la donna, ricostruendo quei momenti di cinque anni fa. Proprio la mancata lite nella coppia avrebbe scatenato le persecuzioni della sessantenne che dall’online era passata alla presenza fisica. Aveva raggiunto la coppia fino in Toscana dove ha dato vita a comportamenti sempre più molesti che hanno portato alla denuncia e ora alla condanna.
“Ha cominciato a pedinare me e lui, venendo in Toscana dalla Lombardia. Ha cominciato a mandare quel materiale e le nostre foto scattate per strada ad amici, parenti, colleghi di lavoro. Con plichi fisici e sui social” ha raccontato la vittima dello stalking, aggiungendo: “Quella donna mi ha fatto diventare paranoica, dovevo farmi accompagnare da casa al lavoro ogni giorno. Ho fatto un lungo percorso per recuperare lucidità. Ora posso dire che ce l’ho fatta: la cosa più importante è denunciare”.
"Il suo scopo non era avvertirmi, ma separarci. Quando le dissi che i panni sporchi li lavavamo a casa, mi rispose con una frase che mi gelò il sangue: ‘Ricordati che solo le montagne non si incontrano'. Lì ho capito che non si sarebbe limitata ai messaggi virtuali", ha sottolineato la stessa vittima al Messaggero, rivelando: “Insieme al figlio scattava foto di nascosto e poi le pubblicava sui social accompagnate da commenti diffamatori come: ‘Le corna te le meriti', ‘Gatta morta', ‘Sei una burattina, uno zerbino', ‘Sei sciatta'”.