Papa Prevost aveva pensato di chiamarsi Agostino e non Leone: la rivelazione del cardinale Filoni

Nella solennità del momento, quando il mondo ha udito il nome del nuovo Pontefice, “Leone XIV”, pochi avrebbero potuto immaginare che il neoeletto Robert Francis Prevost aveva meditato anche un’altra possibilità: quella di chiamarsi “Agostino”. Non è un dettaglio secondario né una curiosità da retroscena vaticani, ma un riflesso intimo e profondo del percorso spirituale e identitario di colui che oggi guida la Chiesa universale.
Perché Papa Prevost voleva chiamarsi "Agostino"
A rivelarlo è stato il cardinale Fernando Filoni, tra i porporati presenti in Conclave, in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano. “Inizialmente Prevost aveva anche pensato alla possibilità di chiamarsi Agostino, ma, alla fine, ha pensato che fosse meglio Leone”, ha raccontato il cardinale. Una frase che, pur nella sua semplicità, svela un momento carico di significato: quello in cui il nuovo Papa sceglie il nome con cui sarà ricordato nella storia.
Dietro quella possibilità accarezzata – e poi messa da parte – c’è l’intera formazione spirituale del nuovo Pontefice. Papa Leone XIV, infatti, è un agostiniano. Appartiene all’Ordine di Sant’Agostino, uno degli ordini religiosi più antichi e colti della Chiesa cattolica, custode del pensiero del grande Dottore della Chiesa, la cui influenza ha attraversato i secoli, dalla teologia alla filosofia, fino alla visione della comunità cristiana come “città di Dio”.
Scegliere il nome “Agostino” avrebbe significato per lui rendere omaggio non solo al santo patrono del suo ordine, ma anche al cuore stesso della sua formazione religiosa. Un segno di continuità con la riflessione agostiniana sulla grazia, sulla ricerca della verità, sull’interiorità come via all’incontro con Dio. Non sarebbe stato un nome qualunque, ma un programma pontificale, un richiamo esplicito alla dimensione spirituale più profonda del cristianesimo occidentale.

Ha poi scelto il nome Leone XIV
Ma poi Prevost – ora Leone XIV – ha optato per un’altra strada. Il motivo? Probabilmente ha voluto rendere omaggio a uno dei Pontefici più emblematici della modernità: Leone XIII, autore della storica enciclica Rerum Novarum, grande riformatore sociale e figura di ponte tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Un Papa che seppe tenere insieme la fermezza dottrinale e l’apertura pastorale, la difesa dei valori cristiani e l’attenzione ai problemi del lavoro, della povertà, della giustizia, tanto da essere ricordato oggi come il ‘Papa Sociale'.
Non è da escludere che la scelta del nome “Leone” sia stata anche un richiamo alla tradizione dei grandi Papi che portarono questo nome, come Leone I, detto Magno, capace di affrontare Attila con la sola forza della parola e dell’autorità morale. Un richiamo simbolico alla guida salda, al coraggio spirituale, alla forza profetica di chi è chiamato a reggere la Chiesa nei tempi difficili.
Il cardinale Filoni ha aggiunto:
“Personalmente sono molto soddisfatto ma credo di poter dire che tutti quelli che ho incontrato, tra i confratelli cardinali, hanno manifestato grande soddisfazione e gioia che si sono rafforzate anche attraverso la simpatia umana e la cordialità che Papa Leone ha espresso subito. Dunque, è una scelta che veramente ci ha lasciati contenti”.
Il nome scelto – Leone – si carica dunque di molteplici significati: forza, continuità, guida, ma anche omaggio a chi prima di lui ha saputo affrontare le sfide del mondo moderno con coraggio e visione. Ma Agostino resta la radice spirituale profonda che ispira un Papa di preghiera e interiorità, legato alla sua vocazione agostiniana.