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Pamela, condannato l’ex: “L’ha iniziata all’eroina a ha cercato di farla prostituire”

Condannato a tre anni di carcere Andrei N. l’ex fidanzato, oggi 24enne, di Pamela Mastropietro. All’epoca dei fatti, nel 2017, avrebbe iniziato la studentessa, allora minorenne, al consumo di eroina e avrebbe tentato di indurla a prostituirsi per pagare il pusher. La famiglia: “Un altro passo verso la giustizia”
A cura di Angela Marino
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Condannato a tre anni di reclusione l'ex fidanzato, oggi 24enne, di Pamela Mastropietro. È accusato di spaccio di sostanze stupefacenti e tentata induzione alla prostituzione ai danni della diciottenne romana vittima di omicidio il 30 marzo 2018. "Un altro passo verso la giustizia è stato compiuto" ha commentato, Marco Valerio Verni, avvocato della famiglia Mastropietro e zio di Pamela.

L'inchiesta è nata nel 2017 da una denuncia di Alessandra Verni, la madre di Pamela, che da una serie di messaggi letti sul cellulare della figlia, all'epoca minorenne, scoprì che la ragazza aveva cominciato a fare uso di eroina. A iniziarla, Andrei N., all'epoca dei fatti fidanzato della ragazza. Il giovane è stato ritenuto responsabile di averla indotta a "vendersi" allo spacciatore in cambio della dose. Fondamentale anche la testimonianza di una amica di Pamela a cui la ragazza aveva confidato di essere stata costretta a prostituirsi con lo spacciatore, ma di essersi rifiutata.

"Confermato l'impianto accusatorio, a eccezione dell'accusa per circonvenzione di incapace – ha spiegato all'Adnkronos l'avvocato Verni – attraverso la quale il ragazzo, approfittando delle condizioni di Pamela, l'avrebbe costretta a effettuare furti in casa. Per questo reato è stato assolto con formula dubitativa, credo (in attesa delle motivazioni) perché non si è potuto dimostrare che sia stato lui a indurla a compiere furti in casa. Oggi è comunque un ulteriore piccolo grande passo verso la giustizia che dedichiamo tutte le vittime degli spacciatori. Il prossimo sarà individuare i complici di Innocent Oseghale". Dopo la conferma della condanna all'ergastolo, anche in appello, per Oseghale, infatti, la Procura di Ancona ha avocato a sé l'indagine di Macerata contro ignoti per la quale era stata chiesta archiviazione e alla quale la famiglia di Pamela si era opposta.

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