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Palù (Aifa): “Cambiare la data della seconda dose di vaccino? Solo per eventi straordinari”

Secondo Giorgio Palù, presidente di Aifa, “è possibile, per un evento straordinario, chiedere al proprio medico di spostare la data ma sempre cercando di rispettare le tempistiche previste. La campagna vaccinale non ci coinvolge solo come singoli individui, ma soprattutto come comunità e sistema sociale”.
A cura di Ida Artiaco
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"È possibile, per un evento straordinario, chiedere al proprio medico di spostare la data della seconda dose di vaccino Covid ma sempre cercando di rispettare le tempistiche previste. La campagna vaccinale non ci coinvolge solo come singoli individui, ma soprattutto come comunità e sistema sociale". A parlare è Giorgio Palù, presidente di Aifa, che nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera ha parlato di vaccini e graduali riaperture in Italia, sottolineando anche l'importanza di rispettare l'appuntamento con la seconda dose per completare il ciclo vaccinale ed essere così immunizzati. Al momento l'intervallo di tempo tra la prima e la seconda dose è stato allungato da 21 a 42 giorni per quanto riguarda i vaccini ad mRna come Pfizer e Moderna. "Nel Regno Unito, per far fronte a una fornitura limitata di fiale, sono stati avviati studi per verificare l’impatto di un allungamento della tempistica. Emergono dati molti interessanti sulla copertura dei vaccinati con una somministrazione ritardata da 3 a 11-12 settimane: nei soggetti di età superiore agli 80 anni le risposte anticorpali sono maggiori di tre volte se la seconda dose viene data dopo 12 settimane. In Italia e in Europa si sta procedendo in modo cauto e graduale e abbiamo già previsto la possibilità di portare l’intervallo a 42 giorni", ha aggiunto.

Anche grazie all'accelerazione della campagna di vaccinazione, i dati epidemiologici del nostro Paese sono in miglioramento e definiti dallo stesso Palù incoraggianti." Il ritorno alla normalità deve però essere graduale. Per questo restano cruciali la campagna di vaccinazione e il rispetto delle semplici regole che vengono richieste", ha aggiunto l'esperto sottolineando come ancora troppi over 60, cioè la fascia d'età più esposta all'infezione e a conseguenze gravi, non siano stati vaccinati. "Gli over 60 sono vaccinati al 60,7%, ma solo un terzo di loro hanno ricevuto ambedue le dosi", ha spiegato, aggiungendo anche finché non sarà immunizzato contro il Coronavirus la maggior parte del pianeta difficilmente potremmo dirci fuori dalla tempesta. "La pandemia si sta spostando altrove. Non possiamo ignorarlo, la diffusione del virus è planetaria e l’immunità di gregge non può riguardare i singoli Paesi data la globalizzazione di viaggiatori – ha detto ancora -. L’approccio deve essere universale e non saremo mai fuori pericolo finché non lo saremo ovunque. Ecco perché va sostenuto il programma Covax, l’acceleratore per l’accesso agli strumenti Covid-19, quindi vaccini, farmaci e test diagnostici, patrocinato dalle Nazioni Unite".

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