Operatori Croce Rossa additati come untori e minacciati di licenziamento: “Intollerabile”
Hanno messo a disposizione il loro tempo e anche la loro vita andando ad operare nelle zone rosse per soccorrere e salvare gli altri durante questa emergenza per il coronavirus ma per alcuni operatori e volontari della Croce rossa il ritorno a casa è stato salutato tutt’altro che in maniera positiva: sono stati additati come possibili untori dal vicinato e addirittura minacciati di licenziamento dai loro datori di lavoro. A denunciare l’accaduto è stato il presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca ricordando il grande sforzo compiuto dai tanti volontari che invece andrebbero ringraziati per il loro impegno.
“Sono troppe le notizie che giungono da alcune parti d'Italia e che ci narrano di esecrabili intimidazioni ai danni dei soccorritori di ritorno dalle ‘zone rosse’, trattati come ‘untori' e minacciati dai datori di lavoro di licenziamento o dai vicini di casa di ritorsioni" ha spiegato infatti Rocca dopo essere stato informato dai vari membri dell’organizzazione sanitaria. “Riceviamo segnalazioni di attacchi ai danni dei soccorritori di ritorno dalle ‘zone rosse’. Da tempo denunciamo violenze agli operatori sanitari con la campagna #NonSonoUnBersaglio, non pensavamo di doverlo fare anche in questa emergenza" confermano anche dagli account social della Croce Rossa italiana.
"Questo stigma è intollerabile, assurdo e a dir poco autolesionista visto che perpetrato ai danni di chi si prende cura di tutto il Paese senza sosta e con una tenacia incredibile" ha aggiunto il numero uno della croce rossa italiana. “Per fortuna è la netta minoranza quella dell’insulto e della paura rispetto a un’Italia migliore” ha ammesso però Rocca, concludendo: “È necessario, tuttavia, fare sentire doppiamente il nostro grazie a questi straordinari esempi di Umanità in azione”