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Oms contro vino e alcolici: più tasse e divieto di pubblicità. Produttori: “Ondata proibizionista”

Il documento programmatico dell’Oms consiglia soluzioni drastiche contro l’alcol al pari delle sigarette. I produttori italiani di vini: “Non si fa distinzione tra uso e abuso né tra tipologie di bevande”.
A cura di Antonio Palma
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Produttori di vini italiani sul piede di guerra dopo che l'Oms Europa ha approvato e lanciato la sua nuova campagna contro l'uso di alcol senza fare alcuna distinzione tra superalcolici, vino o birra. "Si tratta di misure che equivalgono a una scure sul mondo del vino e che segna l'inizio di una nuova ondata proibizionista per un settore del made in Italy che vanta un export di oltre 7 miliardi di euro e occupa 1,2 milioni di persone in Italia" denunciano dall'Unione italiana vini, aggiungendo: "Ormai il tema antialcol è all’ordine del giorno”.

Alla base di questa netta presa di posizione la campagna European framework for action on alcohol, un documento programmatico approvato in occasione del 72esimo Comitato regionale dell’Oms Europa che si è svolto nei giorni scorsi a Tel Aviv , in Israele. Ovviamente non si tratta di alcuna imposizione ma di indicazioni che l'Oms lascerà a tutti gli stati membri e che avranno un peso poi sulle decisioni finali dei Governi.

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Lo scopo ultimo del piano è la riduzione del 10% del consumo pro-capite di alcol entro il 2025. A indispettire i produttori di vino sono soprattutto le proposte avanzate dall'Oms per ottenere questo obiettivo che di fatto assomigliano molto a quelle messe in atto per le sigarette. Si va infatti dall'aumento della tassazione al divieto di pubblicità, promozione o marketing in qualsiasi forma per il settore, passando per  l'obbligo di health warning in etichetta e cioè di avviso di pericolo per i consumatori, proprio come avviene con il fumo.

"Ci lascia straniti il fatto che sia proprio la sezione europea dell’Oms a fare questo cambio di passo, tornando a non fare distinzione tra consumo e abuso di alcol, né tra diffusione di casi di alcolismo nei diversi Paesi. In particolare, quello che ci mette in allarme è che un documento del genere – pur non avendo una valenza giuridica, ma solo di indirizzo – possa diventare un viatico per rimettere in discussione i finanziamenti alla promozione del vino” ha dichiarato al Gambero Rosso il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti.

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Secondo l'Uiv, "l’obiettivo di taglio lineare ai consumi anche di vino – senza distinzione tra quelli compulsivi e moderati, oltre che tra le tipologie di bevande – risulta essere decisamente lontano dall’approccio alle politiche di prevenzione e formazione promosse dal nostro comparto, oltre che dai modelli di consumo moderato prevalenti in Italia di cui l’Europa non tiene conto". L'associazione dei produttori di vino aggiunge che "La storia ci ha insegnato come il proibizionismo non sia la soluzione per sconfiggere la piaga dell’alcolismo, ma soprattutto come il vino sia un simbolo del bere responsabile, della Dieta mediterranea e non certo protagonista del binge". L'Uiv si appella alla politica, con una lettera al governo in cui ricorda che  "le politiche suggerite dall’Oms indiscriminate verso tutte le bevande alcoliche, rischiano di mettere in crisi un settore che nel nostro Paese genera oltre un milione di posti lavoro: il vino non è soltanto una bevanda alcolica, ma un ambasciatore nel mondo dell’unicità dei territori e patrimonio culturale italiano”.

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