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Omicidio Minguzzi, ergastolo a due ex carabinieri: “Riconobbe i suoi sequestratori e fu ucciso”

Per l’omicidio, avvenuto il primo maggio 1987, condannati il 60enne Orazio Tasca di Gela e il 61enne Angelo Del Dotto di Ascoli Piceno. Entrambi erano carabinieri all’epoca dei fatti.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte d'Assise d'appello di Bologna ha condannato all'ergastolo due ex carabinieri per l'omicidio di Pier Paolo Minguzzi, lo studente di Agraria e carabiniere di leva di 21 anni trovato morto l'1 maggio 1987, dieci giorni dopo il rapimento. I giudici hanno così ribaltato parzialmente la sentenza di primo grado che nel giugno 2022 aveva assolto tutti gli imputati. Condannati il 60enne Orazio Tasca di Gela e il 61enne Angelo Del Dotto di Ascoli Piceno, all'epoca in servizio alla stazione di Alfonsine. Assolto invece il 69enne Alfredo Tarroni, idraulico del paese.

La corte – presieduta da Domenico Stigliano con a latere Rossana Maria Oggioni – ha emesso il verdetto dopo circa un'ora e 40 di camera di consiglio. I due ex militari sono stati riconosciuti colpevoli di sequestro di persona e omicidio, mentre è risultato prescritto il reato di occultamento di cadavere. I giudici hanno quantificato in via definitiva i risarcimenti: un milione di euro per la madre 92enne Rosanna Liverani, mezzo milione a testa per i fratelli Gian Carlo e Anna Maria, 30mila euro per il Nuovo sindacato carabinieri e altrettanti per il ministero della Difesa.

Minguzzi, terzo figlio di una facoltosa famiglia di imprenditori dell'ortofrutta, fu rapito nella notte fra il 20 e il 21 aprile 1987 mentre era in licenza dalla caserma di Mesola per le festività pasquali. Secondo l'accusa venne ucciso poche ore dopo perché riconobbe i sequestratori. Per dieci giorni i rapitori telefonarono ai familiari chiedendo 300 milioni di lire come riscatto. Il corpo riaffiorò nel Po di Volano legato a una grata.

Per la vicenda nessuno era mai stato indagato fino al 2018, quando fu riaperto il fascicolo su esposto dei familiari. La prima indagine si era chiusa nel 1996 a carico di ignoti. Gli imputati si sono sempre dichiarati innocenti, negando collegamenti con un altro episodio dai contorni simili: l'omicidio del carabiniere Sebastiano Vetrano, 23 anni, avvenuto a luglio 1987 a Taglio Corelli. In quel caso i tre furono arrestati in flagranza dopo una sparatoria durante il ritiro di 150 milioni di lire estorte all'imprenditore Roberto Contarini, minacciato al telefono di "fare la stessa fine di Minguzzi". Per quell'omicidio riportarono condanne ultraventennali già scontate.

Proprio dalla vicenda Contarini emerge l'elemento chiave dell'accusa. Una perizia fonica disposta dai giudici d'appello ha accertato una forte corrispondenza tra la voce registrata del telefonista del caso Minguzzi e quella di Tasca, che aveva ammesso di essere stato il telefonista nel caso Contarini. Il perito di primo grado aveva invece escluso la corrispondenza.

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