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Omicidio Giulia Cecchettin

Omicidio Giulia Cecchetin, per Turetta si decide sulla crudeltà: quando si terrà l’udienza decisiva

La prossima settimana la Corte d’Appello di Venezia è chiamata a decidere se aggiungere l’aggravante della crudeltà alla condanna all’ergastolo di Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin. L’imputato ha rinunciato al proprio appello, accettando la pena inflitta in primo grado.
A cura di Biagio Chiariello
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Sarà il 14 novembre la data in cui la Corte d’Assise d’Appello di Venezia, presieduta da Michele Medici, dovrà stabilire se alla condanna all’ergastolo di Filippo Turetta verrà aggiunta anche l’aggravante della crudeltà. Il giovane, già condannato in primo grado al massimo della pena per l’omicidio di Giulia Cecchettin, si trova ora di fronte all’ultimo passaggio giudiziario di una vicenda che ha profondamente segnato l’opinione pubblica.

La Procura generale di Venezia, rappresentata da Federico Prato e Pasquale Mazzei, ha impugnato la sentenza per chiedere che venga riconosciuta la crudeltà del delitto, aggravante esclusa in primo grado insieme a quella dello stalking. Secondo i giudici della Corte d’Assise di Venezia, infatti, le 75 coltellate inferte a Giulia non sarebbero state espressione di sadismo, ma frutto di “imperizia e perdita di controllo”. Anche l’accusa di stalking era stata respinta, ritenendo che la giovane, pur esasperata dai comportamenti ossessivi dell’ex compagno, fosse ancora in grado di relazionarsi con lui.

La rinuncia di Filippo Turetta all’appello

Il processo d’appello, inizialmente calendarizzato su due udienze – il 14 e il 18 novembre – si terrà in un’unica giornata. La seconda data è stata cancellata dopo la rinuncia formale di Turetta al proprio ricorso. Lo studente di Torreglia ha infatti scritto di suo pugno alla Corte una lettera in cui accetta l’ergastolo e rinuncia a chiedere qualsiasi riduzione di pena. "Ho maturato la convinzione e sento il bisogno di assumermi la piena responsabilità per quello che ho fatto, di cui mi pento ogni giorno", ha scritto.

La decisione della Corte, firmata dal presidente Medici, ha quindi disposto la concentrazione di tutte le attività processuali in un’unica udienza, ritenendo “venuta meno la necessità” di un secondo appuntamento.

Un’udienza pubblica ma con accessi limitati

L’udienza si terrà nell’aula bunker di Mestre, più ampia rispetto a quella del Tribunale di Venezia dove si è svolto il primo grado. La Corte ha stabilito regole precise per consentire la partecipazione dei media e del pubblico, garantendo al tempo stesso sicurezza e ordine. Saranno ammessi 94 giornalisti e 95 spettatori. Le riprese televisive saranno affidate a un’unica troupe della Rai, che fornirà le immagini a tutte le testate.

Il presidente Medici ha richiamato nelle sue disposizioni il principio del “giusto processo e della sua pubblicità”, ribadendo l’importanza del diritto dei cittadini a conoscere lo svolgimento di un procedimento di grande interesse sociale, ma in un contesto “ordinato, silenzioso e composto”. Non è ancora certa la presenza in aula di Turetta, che potrà scegliere se partecipare di persona o seguire l’udienza in collegamento dal carcere.

L’impegno della famiglia Cecchettin contro la violenza di genere

Mentre la giustizia prosegue il suo corso, il padre di Giulia, Gino Cecchettin, continua la sua battaglia civile contro la violenza di genere. A Brescia, davanti a centinaia di studenti, ha annunciato un progetto educativo che coinvolgerà tre regioni per promuovere la cultura del rispetto e dell’empatia tra i giovani. "Voglio che il messaggio di Giulia continui a vivere nei cuori dei ragazzi", ha dichiarato, rilanciando la sua missione in nome della figlia.

L’udienza del 14 novembre non potrà modificare la condanna all’ergastolo già inflitta a Turetta, ma potrebbe aggiungere un valore simbolico e giuridico rilevante: quello del riconoscimento della crudeltà come elemento costitutivo di un delitto che ha scosso tutta Italia.

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