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Omicidio di Clara Ceccarelli, il padre: “Quell’uomo non mi piaceva. Lei non diceva tutto”

“Ho dovuto spiegare a suo figlio di 30 anni che Clara non c’è più. Ha la mente di un bambino” ha raccontato Sergio, il padre 84enne della donna uccisa con 30 coltellate a Genova davanti al suo negozio in centro. “Il suo compagno non mi è mai piaciuto, gliel’ho detto subito. Ma sembrava essere felice all’inizio”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Le dissi subito che quel Renato non mi piaceva. Hanno detto che ha il brutto vizio del gioco" ha detto il papà di Clara Ceccarelli, uccisa dal suo ex compagno con più di 30 coltellate nel suo negozio in centro a Genova. Sergio ha 84 anni e viveva insieme alla figlia e al nipote di 30 anni da quando Clara aveva lasciato quell'uomo. "Lei però stava bene con lui. Almeno all'inizio", continua. I due si erano incontrati dodici anni fa e Sergio aveva subito dimostrato la sua contrarietà a quella relazione.

Il giorno dell'omicidio i due avevano pranzato a casa. "C'era suo figlio Marco e a tavola abbiamo parlato del più e del meno, come una qualunque famiglia. Lei è uscita quando il suo commesso le ha citofonato per dirle che avrebbe staccato. Il negozio è a due passi, ci andava a piedi". La madre di Clara era morta nel 2011. Prima di allora, i due coniugi vivevano insieme al nipote e alla figlia. "Non so come ho trovato le parole per spiegare a Marco che sua mamma non c'era più: ha 30 anni, è un uomo buono, la sua mente però è quella di un bambino" spiega ancora l'84enne al Corriere della Sera.

"Ho capito che era uno stalker quando Clara ha troncato la relazione. Da allora sono passati dodici mesi in cui lui le ha fatto qualunque dispetto. Faceva pipì sulla saracinesca del negozio, rigava la macchina, rompeva la serratura della portiera. Suonava spesso al portone e io non gli aprivo. Poi telefonava di continuo. Clara riappendeva ogni volta che capiva che era lui – racconta l'84enne -. Non è stata picchiata, ma voleva denunciarlo. Me ne aveva parlato, ma non credo lo abbia poi fatto davvero. Non voleva raccontarmi tutto". Di Clara racconta un grande coraggio e un grande senso di responsabilità. "Non si aspettava quello che è accaduto. Solo quei dispetti. Se avessimo pensato ad altro, sarei stato ancora più vicino a lei. L'avrei accompagnata a lavoro più spesso, anche se in questo momento la mia condizione di salute non è felice. Quando potevo, facevamo il tragitto insieme. Mi teneva per il braccio, facevamo passeggiate lente ma belle. Io poi mi sedevo sulla panchina davanti al negozio e aspettavo che finisse". L'8 marzo quella panchina sarà dipinta di rosso. "Un modo per ricordarla, anche se di mia figlia mi manca tutto. E mi mancherà per sempre".

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