177 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Noi che tracciamo i positivi”. A Catania dovrebbero essere 150, ma sono solo 40

A Catania, nella sede principale dell’Azienda sanitaria provinciale, ci sono alcuni uffici pieni di giovani medici e informatici. Sono i tracciatori: si occupano di contattare i positivi al nuovo coronavirus e di identificare i loro contatti stretti, in modo da stabilire l’isolamento e prendere gli appuntamenti per i tamponi. Nel territorio etneo ci sono tra le 12 e le 13mila persone in quarantena.
A cura di Luisa Santangelo
177 CONDIVISIONI

Immagine

Professione tracciatore. Nella sede principale dell'Azienda sanitaria provinciale di Catania, in via Santa Maria la Grande, ci sono quaranta giovani che passano le loro giornate al telefono. Dislocati in diversi uffici in altrettanti piani, sono il team che si occupa del tracciamento dei contatti dei positivi al nuovo coronavirus. La maggior parte sono medici, altri sono informatici. Tutti al servizio dell'emergenza sanitaria da Covid-19. "Secondo le linee guida dell'Istituto superiore di Sanità – spiega Pino Liberti, commissario dell'Asp per la Covid-19 – dovrebbero esserci 15 tracciatori ogni centomila abitanti. Va da sé che un'area metropolitana come la nostra avrebbe bisogno di 15o tracciatori". Invece, al momento, ce ne sono solo quaranta.

L'obiettivo, nei prossimi giorni, è riuscire a portare quel numero a settanta. Meno della metà del necessario, ma sufficiente per evitare che i ritardi di comunicazione – che al momento, secondo Liberti, sono di al massimo un paio di giorni – si accumulino e diventino difficili da gestire. Il meccanismo, nel capoluogo etneo, è piuttosto articolato: i referti di positività al Covid-19 vengono inseriti, anche da cliniche e laboratori di analisi privati, all'interno di un sistema informatico centralizzato. Le schede che gli operatori devono compilare per ciascun paziente contengono tutti i suoi dati, compreso il recapito telefonico.

A quel punto, i giovani medici del tracciamento alzano la cornetta. E si fanno spiegare con quante e quali persone il positivo è stato in contatto stretto (persone baciate o con le quali si sia stati molto vicini senza mascherina). Così possono partire le prenotazioni per il tampone: domiciliare nel caso di pazienti sintomatici o in modalità drive-in nel caso asintomatici. "Facciamo circa 150, 200 telefonate in un giorno", spiega Davide Drago, uno dei medici prestati al call center del Covid. In fondo a una delle stanze in cui lui e gli altri lavorano c'è un cartello disegnato a penna: "L'emergenza non ha orari".

"Dieci regioni su venti, in Italia, hanno dovuto interrompere il tracciamento dei positivi", continua Liberti, uomo di fiducia dell'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza e infettivologo prestato all'Azienda sanitaria provinciale catanese per la gestione dell'emergenza. "Continuiamo il tracciamento con qualche difficoltà in più rispetto a quando i contagi erano pochi – aggiunge lo specialista – Abbiamo oltre tremila positivi in provincia di Catania e circa 12, 13mila quarantenati. Qualche dato può sfuggire". Soprattutto nel caso in cui il tampone positivo sia stato esitato da una clinica o un laboratorio di analisi privato: un errore o un ritardo nella compilazione del modulo informatico possono tradursi in qualche giorno in più di attesa. "E noi per questo chiediamo scusa".

177 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views