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Niente carcere per i quattro poliziotti colpevoli dell’omicidio Aldrovandi?

Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri sono stati condannati a sei mesi di carcere (grazie all’indulto, la Cassazione aveva confermato i tre anni e mezzo), ma molto probabilmente saranno affidati ai servizi socialmente utili.
A cura di Biagio Chiariello
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Niente carcere per i quattro poliziotti colpevoli dell'omicidio Aldrovandi?

Dopo la condanna definitiva a tre anni e mezzo per l'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, i quattro poliziotti giudicati colpevoli, sono stati raggiunti dall’ordine di carcerazione, un mese dopo la sentenza di Cassazione che confermava i verdetti dei due gradi di giudizio precedenti. Ma è probabile che Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, il carcere non lo vedranno per niente. L’esecuzione della condanna è già stata sospesa ex lege per trenta giorni, entro quali i legali dei quattro possono richiedere pene alternative alla galera. L'obiettivo degli avvocati Giovanni Trombini, Gabriele Bordoni e Piersilivo Cippolotti, è infatti l'affidamento in prova ai servizi sociali e, in tal senso, è già stata avanzata la richiesta alla Procura che la passerà al Tribunale di Sorveglianza. C'è da dire che, nel peggiore dei casi, dal loro punto di vista, i quattro agenti che l'accusa aveva definito "schegge impazzite" dovranno scontare solo sei mesi di pena, dal momento che il reato è stato condonato in quanto avvenuto prima del maggio 2006, data dell'indulto.

Ma se per gli autori dell'omicidio Aldrovandi, come è probabile, non si apriranno le porte del carcere, ancora non si sa nulla sulle sanzioni amministrative previste nei loro confronti. Qualche giorno fa la mamma di Federico, oltre a chiedere l'introduzione del reato di tortura, ha annunciato una petizione per far sì che gli agenti delle forze dell'ordine condannati per reati simili vengano allontanati dalla funzione ricoperta. Eppure, i quattro sono ancora in servizio. Peraltro, uno di loro, Paolo Forlani deve anche di un procedimento disciplinare disposto dal Ministro dell'Interno, Cancellieri per le frasi "vergognose e offensive" pubblicate su un gruppo Facebook contro la madre del ragazzo ucciso.

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