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Nepal, sospese le ricerche dell’italiano Marco Di Marcello: “La neve è troppo compatta”

Le ricerche di Marco Di Marcello, 37 anni, disperso in Nepal dopo la valanga sul Dolma Khang, sono state sospese per la neve troppo compatta. Con lui risultano dispersi altri quattro alpinisti, tra cui l’altoatesino Markus Kirchler. Recuperato il corpo dell’abruzzese Paolo Cocco, tra le sette vittime accertate.
A cura di Biagio Chiariello
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Le ricerche di Marco Di Marcello, il biologo teramano di 37 anni disperso da lunedì scorso in Nepal, sono state sospese. A dare la notizia è stato il fratello Gianni, che ha raccontato con voce spezzata: “Abbiamo avuto la brutta notizia che le ricerche di Marco sono state sospese questa mattina da uno dei coordinatori delle squadre di soccorso, Manuel Munari, con il quale siamo in contatto telefonico”.

Di Marcello faceva parte di una spedizione internazionale di alpinisti diretta verso il picco Dolma Khang, a 6.332 metri di altitudine, travolta da una valanga di grandi dimensioni nella mattinata del 3 novembre. Nella tragedia hanno perso la vita sette persone, tra cui l’abruzzese Paolo Cocco, 41 anni, fotografo ed ex vicesindaco di Fara San Martino. Il suo corpo è stato recuperato poche ore dopo, durante i primi voli di ricognizione.

La rassegnazione dei soccorritori: “Neve troppo compatta per scavare”

Le ricerche si sono interrotte per le condizioni proibitive sul ghiacciaio dello Yalung Ri, dove il deposito della valanga ha reso impossibili ulteriori operazioni. “Le ricerche sono ufficialmente sospese, abbiamo marcato tutti i punti ma la neve è estremamente dura, con un’altezza variabile dai due ai sei metri”, hanno spiegato all’AGI Manuel Munari, capo di Avia MEA e istruttore pilota, e Michele Cucchi, guida alpina e soccorritore, rientrati a Kathmandu dopo giorni di lavoro sul campo. “La valanga è arrivata sul ghiacciaio con tante rocce di grandi dimensioni e la ricerca, a quel punto, diventa molto difficile”.

Munari e Cucchi, intervenuti con due elicotteri — uno della Simrik Air e uno di Eli Everest — hanno operato in coordinamento con Agostino Da Polenza, storico capo spedizione e fondatore, insieme ad Ardito Desio, del Comitato Ev-K2-CNR. I tre italiani hanno condotto le operazioni con l’ausilio di squadre di sherpa e rilevatori satellitari, ma la neve, dura come cemento e spessa fino a dieci metri, ha reso vano ogni tentativo di recupero.

La tragedia degli italiani in Nepal

Oltre a Di Marcello, risultano ancora dispersi l’altoatesino Markus Kirchler, 29 anni, ex promessa dell’atletica e residente a Monaco di Baviera, il tedesco Jakob Schreiber e i nepalesi Mere Karki e Padam Tamang. “Abbiamo fatto ricerca, marcato i punti e iniziato a scavare. Ma sul ghiacciaio non c’è più nessuno, abbiamo riportato al lodge anche tutti i soccorritori nepalesi”, aveva riferito nei giorni scorsi Munari via satellite dal villaggio ai piedi dello Yalung Ri, nella remota valle di Rolwaling, nel distretto di Dolakha.

Le speranze di ritrovare in vita gli alpinisti si sono affievolite con il passare delle ore. “Se domani non ci saranno riscontri, marcheremo l’area e poi, quando andrà via la neve, si potrà forse trovare qualcosa. L’intenzione è di chiudere la missione domani alle 14 locali”, aveva annunciato Munari prima della decisione definitiva di sospendere le ricerche.

Gli altri connazionali morti sull'Himalaya

Il bilancio di queste settimane in Himalaya è drammatico: sono già tre gli alpinisti italiani la cui morte è stata confermata. Si tratta di Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco. Caputo e Farronato erano partiti il 7 ottobre per scalare il Panbari, ma i contatti si erano persi il 31, dopo una tempesta di neve che li aveva sorpresi al Campo 1, a 5.000 metri. Solo Valter Perlino, rimasto a valle per un problema fisico, si è salvato ed è stato lui a dare l’allarme.

Cocco, invece, condivideva l’avventura con Di Marcello e Kirchler sul Dolma Khang. La loro spedizione è stata travolta dalla valanga mentre gli alpinisti si preparavano all’attacco finale alla vetta. Da allora, sul ghiacciaio himalayano è calato un silenzio di ghiaccio, interrotto solo dal rombo degli elicotteri e dal lavoro instancabile dei soccorritori. Ora anche quel rumore si è spento.

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