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Neonato ucciso, la madre e la colf della 17enne erano in casa quando l’ha lanciato dal balcone

La giovanissima madre ha confessato l’omicidio: temeva la reazione dei genitori. Il piccolo è stato trovato sul selciato con il cranio fracassato. La Procura di Trapani sta valutando la posizione della madre della 17enne e anche quella della collaboratrice domestica, come si apprende, che al momento del parto si trovava a casa con la madre della ragazza.
A cura di Biagio Chiariello
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Ha confessato di avere gettato dal balcone di casa il figlioletto appena partorito ed è stata arrestata nella notte la ragazza di 17 anni di Trapani, accusata di omicidio volontario. La polizia sta valutando anche le posizioni della madre della ragazza e della collaboratrice domestica che si trovavano nell’abitazione al momento dei fatti. Le due donne hanno sostenuto di non essersi accorte del parto e della soppressione del neonato. Al momento la giovane è piantonata all’ospedale del capoluogo siciliano dove ieri è stata operata d’urgenza. Durante l’interrogatorio ha confermato di non avere detto ai genitori della gravidanza “perché avevo paura. Temevo una loro reazione", ha ribadito. L’inchiesta è coordinata dalla Procura minorile di Palermo. Il piccolo è stato trovato sul selciato con il cranio fracassato. Resta da accertare ancora se sia nato morto o se il decesso sia stato il risultato del volo dalla finestra di quell’appartamento dove la 17enne aveva partorito di nascosto.

L'appello del vescovo di Trapani

Il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, presidente della Commissione episcopale ‘Famiglie, giovani e vita’ della Conferenza Episcopale italiana ha lanciato un appello: “Avvertiamo l’orrore del volto di questo bambino: non lo vogliamo vedere. Avvertiamo la distanza dal volto della sua giovane madre: non fidiamoci o affidiamoci alla sua immagine social. Avvertiamo il bisogno di guardare nell’intimo il mistero del bambino e il mistero della madre: il grembo della madre ha espulso il bambino e il grembo della società, nelle sue diverse articolazioni, era chiuso, non pronto ad accoglierlo ma sempre a giudicare. Nella nostra impotenza cerchiamo il grembo del vangelo che è misericordia e speranza: di maternità redenta e di società accogliente. Con Madre Teresa vorrei gridare a tutte le giovani che si trovassero in questa tremenda solitudine di non avere paura di chiedere aiuto a Dio e al vescovo. Portate a me il frutto del vostro grembo. Il Signore mi aiuterà a farlo fiorire”. Don Fortunato Di Noto, presidente di Meter, ha commentato: “Tristezza, solo dolore e un auspicio a impegnare le Diocesi, le Comunità ecclesiali e le realtà sociali ad essere presenti, vigili, attenti ad elaborare percorsi di sostegno della fragilità umana. Basterebbe poco, ma potremmo salvare tante vite, tanti innocenti. Non è anche questo una emergenza?”.

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