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Nella battaglia del Carnevale di Ivrea: “Vi spieghiamo perché lanciamo le arance”

Ottomila aranceri a piedi e duemila sui 47 carri per il ritorno del Carnevale Storico di Ivrea, noto in tutto il mondo per la battaglia delle arance, uno scontro tra popolo e nobili che risale al medioevo. Il Carnevale di Ivrea era stato sospeso nel 2020 a causa della pandemia da Covid 19 e torna nel 2023 con numeri da record.
A cura di Gianluca Orrù
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Lo storico carnevale di Ivrea
Lo storico carnevale di Ivrea

Torna il Carnevale Storico di Ivrea dopo l’interruzione chiesta dalle autorità sanitarie domenica 23 febbraio 2020, quando a causa della dilagante emergenza da Covid-19 si decise per la chiusura di uno dei carnevali storici più famosi del mondo.

Da allora, per 3 lunghi anni, non c’è stata più alcuna battaglia delle arance nelle strade di Ivrea, in provincia di Torino, dove la cerulea Dora (come la chiamava Giosuè Carducci), ha visto oggi tornare a scatenarsi quasi 10mila aranceri che da domenica a martedì grasso, tanto dura la battaglia, si lanceranno addosso 10mila quintali di arance.

Le strade del centro storico di Ivrea sono già viscide di arance schiacciate alle 14.30 di domenica, dopo mezz’ora dall’inizio ufficiale della battaglia, che dura quasi 4 ore al giorno ed è organizzata come una grande ricostruzione storica, con gli aranceri a piedi a rappresentare il popolo e quelli sui carri che invece simboleggiano il potere della nobiltà.

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Le origini storiche del Carnevale risalgono al medioevo, quando si racconta che intorno al 1200 una “vezzosa mugnaia” di nome Violetta fu rapita dal nobile che governava Ivrea e portata nel suo Castellazzo affinché venisse consumato il rito dello Ius Primae Noctis, ovvero il diritto del nobile e padrone di usufruire della verginità di una neo sposa popolana.

La Mugnaia, narra la leggenda, fece ubriacare il nobile e notte tempo gli tagliò la testa, dando così il via alle rivolte popolari che portarono alla distruzione del Castellazzo.

La storia, nel tempo, ha assunto sempre più contorni risorgimentali: dal rosso cappello frigio, un berretto da indossare per dimostrare la propria appartenenza al popolo ed evitare di essere fatti oggetto di un “grazioso lancio di arance” (come recita la guida), fino al lancio stesso dell’arancia, simbolo della ricchezza in quanto frutto esotico, importato dalla Francia del sud e appannaggio dei ricchi nobili.

Francesco Rossi detto Cisco, arancere a piedi.
Francesco Rossi detto Cisco, arancere a piedi.

Lanciamo le arance perché sono il simbolo dello spreco carnevalesco – spiega Francesco Rossi detto Cisco, che da oltre vent’anni tira le arance nel Borghetto, una delle piazze più suggestive in cui si svolge la battaglia – e noi rappresentiamo il popolo che vuole rovesciare il potere. Alcuni gettano a terra confetti e coriandoli, noi tiriamo dritti le arance”.

Gli aranceri a piedi sono molti di più di quelli sui carri, una presenza soverchiante che in ogni piazza riempie letteralmente di arance in faccia gli aranceri sul carro, che sono bardati con una serie di protezioni in gommapiuma e che attraversano le piazze per difendere, così vuole la ricostruzione storica, il re e i nobili.

Andrea Moretto, capocarro degli "Arceri del Re"
Andrea Moretto, capocarro degli "Arceri del Re"

“Abbiamo creato questo carro nel 1995 – racconta Andrea Moretto, capocarro degli Arceri del Re, un gruppo fondato da suo padre e suo zio – produciamo tutta la nostra attrezzatura, dalle imbottiture agli spallacci, le protezioni, fino ai caschi da tiratore sul carro, che produciamo con un’anima in acciaio rivestita di pelle”.

Andrea mostra il carro pronto alla battaglia.
Andrea mostra il carro pronto alla battaglia.

Nella cascina della famiglia Moretto ci sono anche dei magnifici cavalli, esemplari che servono a tirare il carro che, anche loro, sono bardati di campanelli e decorazioni. C’è una regola non scritta, ma per i partecipanti ovvia, ovvero che i cavalli non debbono essere fatti oggetto di tiro. La battaglia è tutta tra gli esseri umani.

Alla fine del Carnevale Storico di Ivrea vengono premiati i carri e gli aranceri migliori, sia per il loro vestito che per la decisione con cui attaccano e difendono: c’è una giuria apposta. Partecipare, sia da carrista che da arancere a piedi, ha un costo economico non indifferente (per gli aranceri a piedi si parla di 120 euro).

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Molte troupe televisive straniere si sono accalcate in città per assistere a uno dei Carnevali più spettacolari e, in un certo senso, anche pericolosi del mondo: le arance non sono un frutto propriamente leggero e tra le istruzioni per i forestieri si consigliano, oltre l'immancabile rosso berretto frigio, anche di tenere gli occhiali in tasca per evitare colpi troppo duri.

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