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Nature: “Davide Vannoni applica il metodo Stamina in Georgia”

Nature conferma le notizie emerse alcune settimane fa: Vannoni sta applicando il controverso metodo, la cui efficacia non è mai stata provata, in Georgia.
A cura di D. F.
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In Italia ha patteggiato una pena di 22 mesi di reclusione, eppure Davide Vannoni – fondatore del controverso Metodo Stamina – continua ad applicare il trattamento, del tutto privo di qualsivoglia rilevanza scientifica in Georgia. La notizia è nota da settimane, da quando cioè il tg di La7 riuscì a raccogliere la testimonianza di un paziente che a Tbilisi, capitale del paese ex URSS, si era sottoposto a tre infusioni. Vannoni, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci difettosi, non avrebbe potuto proseguire i trattamenti né in Italia né all'estero, tuttavia sembrerebbe essere riuscito ad aggirare il divieto in un paese, la Georgia, per l'appunto, in cui la pratica non costituisce reato.

A lanciare l'ennesimo allarme ieri è stata la prestigiosa rivista scientifica Nature, che ha parlato di "turismo delle staminali" e messo in guardia rispetto alla condizione dei trattamenti Stamina all'estero: alcuni gruppi di pazienti, infatti, hanno nei mesi scorsi pubblicato sui social network i resoconti dei loro viaggi in Georgia sottoporsi alle controverse infusioni: alla fine di ottobre, in particolare, un uomo ha raccontato fin nei minimi dettagli delle "cure" ricevute presso un centro di Tbilisi. Interpellato in merito, Vannoni non ha fornito alcuna spiegazione mentre il suo avvocato Liborio Cataliotta ha sostenuto che nella sentenza del procuratore Raffaele Guariniello vi sarebbero state imprecisioni: "Il procuratore non aveva autorità di pronunciarsi su pratiche che in alcuni Paesi sono consentite".

Luca Pani, ex direttore dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa), ha commentato: "Non mi stupisce che la vicenda stia prendendo questa piega: era evidente che certi patteggiamenti non avrebbero avuto effetto. Non si patteggia con chi ruba la speranza". La rivista Nature ha interpellato la senatrice Elena Cattaneo, secondo cui "governi e istituti di sanità pubblica dovrebbero fare di più per informare i pazienti".

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