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Nasconde la sua sieropositività anche mentre la compagna è malata, 22 anni di carcere per omicidio

Per Pm e giudici l’uomo sapeva sicuramente di essere sieropositivo ma tacque persino quando la donna cominciò ad accusare i sintomi impedendone così le cure tempestive.
A cura di Antonio Palma
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Ventidue anni di reclusione per omicidio volontario, è questa la sentenza di condanna in primo grado per Luigi De Domenico, l'uomo che nascose la sua sieropositività alla compagna anche quando questa iniziò ad accusare i primi sintomi della malattia che poi hanno portato al suo decesso. La donna non sapeva che il proprio partner era affetto da Aids e così quando rimase contagiata e avvertì i primi sintomi della malattia, non capì cosa le stesse accadendo e non si curò in tempo. Un ritardo fatale che portò l'avvocatessa messinese a morire tra atroci sofferenze nel luglio del 2017 a 45 anni lasciando un figlio piccolo. Fatale per lei anche il fatto che i medici che la ebbero in cura non riconobbero subito la malattia e per questo ora sono imputati in un altro a processo a parte.

Una sentenza quella emessa oggi dalla Corte d’Assise di Messina che arriva a oltre cinque anni dalla morte della donna e solo grazie alla caparbietà della famiglia della vittima, in particolare della sorella, che si è sempre battuta perché venissero riconosciute le colpe della morte e nelle mancate cure della 45enne. Dopo diverse denunce e perizie, solo nel 2019 si è arrivati all'incriminazione dell'imputato da parte della Procura di Messina che ha accusato il 57enne di aver nascosto volutamente la sieropositività alla compagna, ma anche ad altre donne che poi hanno testimoniato contro di lui. L’uomo in passato era stato assolto dal reato di lesioni nei confronti di una donna contagiata, poiché erano insufficienti le prove relative alla consapevolezza della propria sieropositività.

Per i pm e giudici, però, nel caso dell'avvocatessa l'uomo sapeva sicuramente di essere sieropositivo ma tacque persino quando la donna cominciò a stare male. Nel provvedimento di arresto il Gip scriveva che "l’indagato ha con particolare spregiudicatezza taciuto a tutte le sue partners la sua condizione e con allarmante pericolosità ha preteso rapporti sessuali non protetti, mettendo a rischio l’altrui salute, per il proprio soddisfacimento sessuale. Nonostante sapesse di avere l’Hiv ha nascosto la malattia e, rifiutandosi di avere rapporti protetti, ha contagiato almeno quattro donne, una delle quali è morta. Le condotte contestate denotano, pertanto, una personalità criminale di assoluto rilievo”. Lo scorso dicembre il pubblico ministero Roberto Conte per questo aveva chiesto per l'imputato  una pena a 25 anni di carcere.

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