Mose, tribunale del Riesame conferma: Giancarlo Galan resta in carcere

Giancarlo Galan resta in carcere per le accuse di corruzione nell'inchiesta sul Mose. Il tribunale del Riesame di Venezia ha infatti confermato la galera per il deputato di Forza Italia, che dalla settimana scorsa è in carcere ad Opera nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Venezia. Respinte dunque le richieste della difesa dell'ex governatore, che chiedeva la scarcerazione o in subordine i domiciliari. La decisione dei giudici è stata presa sulla base di fatti antecedenti il 22 luglio 2008. Tra questi, i finanziamenti per le campagna elettorali, altre dazioni, e i lavori per il restauro della villa dell'ex governatore. Il 21 luglio scorso la Camera aveva autorizzato con 395 voti a favore l’arresto di Galan. “Sono incazzato e sapete benissimo con chi”, era stata la sua reazione a caldo. “Non ci fermiamo”, commenta l’avvocato di Galan, Antonio Franchini, “presenteremo ricorso in Cassazione”.
Le accuse contro Galan
Galan è accusato dalla Procura di Venezia di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova per agevolare le varie fasi del Mose – il sistema di dighe mobili contro l’acqua alta, un affare da oltre 5 miliardi di euro – in cambio di denaro. Addirittura la sua ex segretaria Claudia Minutillo, avrebbe parlato di uno “stipendio fisso” ricevuto dal deputato di Fora Italia davanti ai pm. All’ex presidente del Veneto sono contestati anche altre consegne di denaro e la ristrutturazione di una villa a Cinto Euganeo. Nell’ambito del caso Mose sono emersi anche affari da decine di milioni di euro della famiglia Galan in Indonesia, nel settore gas. Galan ha definito le accuse contro di lui "fesserie colossali".