Morte per intossicazione a Campobasso, attesa per i risultati delle autopsie: non si esclude nessuna pista

Resta ancora avvolta da molte ombre la morte di Sara Di Vita, 15 anni, e di sua madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, decedute a poche ore di distanza tra il 27 e il 28 dicembre all’ospedale Cardarelli di Campobasso dopo un quadro clinico compatibile con una gravissima intossicazione. L’inchiesta aperta dalla Procura procede senza escludere alcuna ipotesi, compresa quella di un avvelenamento riconducibile a terzi, in attesa dei riscontri scientifici.
Nella giornata di oggi, a partire dalle 9:30, all’obitorio del Cardarelli sono stati eseguiti gli esami autoptici sui corpi delle due vittime. Le autopsie rappresentano il primo, delicato passaggio dell’accertamento irripetibile disposto dall’autorità giudiziaria. A condurle sono stati i consulenti nominati dalla Procura, la medico legale Benedetta Pia De Luca e Francesco Battista Laterza, affiancati dai consulenti delle parti, dai legali dei familiari e da quelli dei cinque medici iscritti nel registro degli indagati. Presente anche il capo della Squadra Mobile di Campobasso, Marco Graziano. Le operazioni si sono svolte sotto stretta sorveglianza, con accessi contingentati e porte blindate.
L’autopsia sul corpo di Sara si è conclusa intorno alle 14, dopo quasi quattro ore di esami, biopsie e prelievi. Nel primo pomeriggio è iniziato l’esame medico-legale sulla madre Antonella, destinato a protrarsi fino a sera. I risultati preliminari potranno offrire indicazioni utili, ma per risposte definitive serviranno tempi più lunghi, legati alle analisi tossicologiche e chimiche di laboratorio.

L’obiettivo degli inquirenti è individuare l’agente scatenante che avrebbe provocato la presunta tossinfezione: si valuta l’ipotesi di una contaminazione alimentare, legata a funghi, pesce o ad altre sostanze, ma non viene esclusa la presenza di una tossina di diversa natura (mentre pare escluso l'avvelenamento da veleno per topi). In parallelo proseguono le verifiche sugli alimenti sequestrati nell’abitazione della famiglia Di Vita e la ricostruzione dettagliata dei pasti consumati nei giorni precedenti, con particolare attenzione alla giornata del 23 dicembre, ritenuta al momento centrale nell’indagine.
Nello specifico, tra gli alimenti sequestrati ci sono un preparato con funghi e peperoni, olive verdi, olive nere, polpette, formaggio con pistacchio, mozzarella di latte vaccino, salsa di pomodoro, funghi presumibilmente del tipo "pleurotus ostreatus", vongole cotte con guscio, baccalà gratinato con pinoli, uva e patate, torta con pandispagna e crema al pistacchio, pesto, formaggio spalmabile, due tipi diversi di marmellata, polenta condita con funghi presumibilmente champignon, due tipi di formaggio spalmabile, funghi alla contadina, giardiniera autoprodotta. I prodotti si trovavano in parte nella casa di Gianni Di Vita e in parte nell'abitazione della madre, al primo piano dello stesso stabile. Le analisi sui cibi sono state delegate all'Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise.
Nel fascicolo della Procura è ricostruito anche il percorso sanitario seguito da madre e figlia: entrambe si erano recate al Cardarelli in due occasioni, il giorno di Natale e a Santo Stefano, venendo dimesse senza ricovero prima del rapido e fatale peggioramento delle condizioni. Per questo sono indagati, a vario titolo, due medici della guardia medica e tre del pronto soccorso, con ipotesi di omicidio colposo, lesioni colpose e responsabilità sanitaria.
Intanto migliorano le condizioni di Gianni Di Vita, ex sindaco di Pietracatella e marito di Antonella, appena trasferito nel reparto ordinario dell’ospedale Spallanzani di Roma per una sospetta intossicazione riconducibile allo stesso episodio. L'uomo si trovava in rianimazione. Attualmente è vigile e resta sotto osservazione, mentre l’altra figlia della coppia è ricoverata in via precauzionale in reparto ordinario e sta bene.