video suggerito
video suggerito

Morte Maddalena Carta, il collega: “Si spendeva per i pazienti, noi medici sottopagati e con turni massacranti”

“La conoscevo dai tempi della scuola, amava tantissimo il suo lavoro e seguiva tutti i progressi dei pazienti, anche quelli non suoi”. Il dottor Fabio Corseddu, amico e collega della dottoressa Maddalena Carta morta a 38 anni per non abbandonare i suoi pazienti, ha ricordato in un’intervista a Fanpage.it il medico di famiglia. “Noi medici siamo stati ignorati per anni, sottopagati e con turni di lavoro massacranti”.
A cura di Gabriella Mazzeo
379 CONDIVISIONI
Immagine

Era instancabile Maddalena Carta, la dottoressa 38enne morta in seguito a un malore nella giornata di mercoledì scorso mentre era impegnata con i suoi pazienti. Nel suo studio riceveva oltre 1800 assistiti e per non lasciarli soli, il medico di famiglia di Dorgali aveva ignorato i sintomi che aveva avvertito già nei giorni precedenti durante le visite ai suoi pazienti.

"Aveva una passione e uno spirito di abnegazioni davvero rari. La fatica del nostro lavoro di medici qui si unisce a una propensione che Maddalena aveva per la cura". A parlare a Fanpage.it è il collega e amico di vecchia data della dottoressa Carta, il dottor Fabio Cosseddu, ortopedico e medico ospedaliero in Toscana.

"Si preoccupava per i dettagli della salute di tutti i pazienti e chiedeva quotidianamente dei loro progressi, cosa molto rara oggi. Con lei mi confrontavo a fine giornata, lavorava tantissimo. Era diventata il riferimento di tutta Dorgali che purtroppo vive una forte carenza di medici di base e specialisti. Le liste d'attesa sono lunghissime e per essere visitati da specialisti i pazienti devono percorrere chilometri".

Alla situazione di emergenza si è unito l'amore e lo spirito di sacrificio della dottoressa. "Alcuni pazienti mi hanno parlato di lei dopo la tragedia, tutti mi dicevano che rispondeva sempre in tempi rapidi e con estrema gentilezza – ha sottolineato Cosseddu -. In generale per noi medici la situazione è critica, ma lo è anche per i pazienti. Siamo oberati di lavoro, ma le persone a volte hanno problemi a ricevere impegnative per un farmaco o a seguire una terapia perché mancano i medici che possono fare un'iniezione. Per noi che restiamo non è facile".

Secondo Cosseddu, la categoria è stata per anni dimenticata dalle istituzioni. "Io direi ignorata. Si deve spendere per investire sul sistema sanitario. Si è costantemente sotto organico, con 5 o 8 unità in meno. Inoltre i medici devono fare fronte a grandi responsabilità, ma questo è intrinseco nel nostro lavoro. Anche la burocrazia è pesantissima: passiamo più tempo al monitor a compilare carte che con i pazienti. Il nostro lavoro non si limita più all'assistenza sanitaria, che già è vastissima, ma anche alla redazione di carte. Economicamente siamo bistrattati per il lavoro che facciamo".

I laureati in medicina che ogni anno si affacciano al mondo del lavoro sono comunque troppo pochi per far fronte al numero di medici richiesti. "I ragazzi vengono messi davanti a responsabilità grandissime e a carichi di lavoro indicibili ai quali spesso bisogna sacrificare la vita privata", dice il medico.

Cosseddu conosceva la 38enne dai tempi del liceo. Entrambi avevano scelto di fare i medici. Lui lavora come ortopedico in ospedale, mentre lei era medico di famiglia a Dorgali. "Dava tutta se stessa per gli altri e rinunciava a tutto. Era protettiva nei confronti delle persone, era una sua caratteristica anche ai tempi della scuola. Ha portato questo suo lato caratteriale nel lavoro, fino alla fine”.

379 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views