Morì precipitando dal terrazzo, la sorella di Dora Lagreca non si arrende: “Qualcuno sa qualcosa ma non parla”

È stata chiesta una nuova archiviazione per le indagini sulla morte di Dora Lagreca, la giovane originaria di Montesano sulla Marcellana deceduta a Potenza dopo essere precipitata dal terrazzo dell'abitazione del fidanzato ormai 4 anni fa. Per la famiglia e i legali che la assistono, Renivaldo Lagreca e Cristiana Coviello, sono ancora tantissimi gli interrogativi che non sono stati chiariti nell'ambito delle indagini, a partire dal volo perpendicolare al muro del palazzo.
Una caduta "senza slancio", secondo le verifiche fisico-balistiche, che contrasterebbe con l'ipotesi di una spinta da parte del fidanzato Antonio Capasso, unico presente in casa al momento del fatto e indagato con l'accusa di istigazione al suicidio, ma anche con la dinamica di un gesto volontario compiuto dalla giovane.
Gli interrogativi ancora senza risposta sono tanti e di diversa natura: l'avvocato ha infatti presentato opposizione alla nuova richiesta di archiviazione e ha chiesto che il titolo di reato del fascicolo cambi in omicidio. La famiglia, come racconta la sorella di Dora, Michela, a Fanpage.it, ha chiesto di valutare il cambio di rotta anche sulla base delle consulenze di parte depositate, tra cui figura anche l'analisi del cellulare della 29enne.
"Quello che emerge dallo smartphone è sconcertante – ha sottolineato Michela Lagreca in un'intervista telefonica -. Il cellulare di Dora è rimasto nelle mani del suo ex fidanzato per giorni, l'ha consegnato solo 48 ore dopo il fatto. Dagli accertamenti risulta che il telefono di Dora è stato usato dopo che lei era già morta". L'udienza durante la quale si deciderà sulla nuova richiesta di archiviazione è stata fissata per il 23 settembre.
Partiamo da quello che per ora sappiamo: è stata accertata la caduta "a candela" di Dora nella notte del 9 ottobre 2021. Quali sono invece le cose che ancora non sappiamo?
"In realtà non sappiamo nulla di questa vicenda. Si è vero, le perizie fisico-balistiche parlano di una caduta senza slancio, ma nulla è stato detto sul fatto che questa ricostruzione non coincide con le parole di Capasso. Lui ha parlato anche nella seconda telefonata fatta al 118 di un suicidio. Ha detto: ‘Si è gettata giù perché era ubriaca'. Ebbene, non risulta alcuno slancio, nessun tuffo da parte sua. Su questa discrepanza non è stato aggiunto molto altro. Sappiamo tra l'altro dal pronto soccorso che Dora aveva un tasso alcolemico di 0,59 la sera della sua morte. Non era ubriaca e quindi salta l'ipotesi secondo la quale mia sorella avrebbe compiuto un gesto inconsulto perché non presente a se stessa".
"Tre giorni dopo, invece, l'autopsia avrebbe fatto emergere un tasso alcolemico di 1,66, compatibile con un consumo di alcolici. Non è stato possibile ripetere l'esame perché i campioni di sangue non sono più disponibili. È poco chiara anche l'origine dei lividi non compatibili con la caduta che mia sorella aveva sul corpo. Non sappiamo neppure perché Capasso avesse il suo cellulare e perché lo abbia tenuto per due giorni, così come non ci spieghiamo per quale motivo lui abbia chiamato quattro volte sua madre al telefono prima di contattare il 118 per i soccorsi".

Le domande sul cellulare di Dora sono contenute nell'opposizione alla richiesta di archiviazione che voi familiari avete presentato. Cosa avete scoperto dagli accertamenti?
"Il cellulare di Dora è stato utilizzato la sera della sua morte. Qualcuno ha aperto WhatsApp, ha fatto un accesso di pochi istanti ed è uscito. Capasso ha consegnato quello smartphone due giorni dopo il fatto. In quelle 48 ore però quel dispositivo ha agganciato le celle telefoniche nei pressi di alcuni negozi di informatica e telefonia specializzati nell'analisi e nella bonifica di cellulari. Questo è tutto quello che sappiamo sull'attività dello smartphone di mia sorella".
Il cellulare dell'ex fidanzato è stato analizzato?
"È stato sequestrato sei mesi dopo la morte di Dora e dalle analisi non è emerso nulla. Come se non avesse svolto alcuna particolare attività. È interessante però un dettaglio: i cellulari non sono stati utilizzati per un'ora intera prima del decesso di mia sorella. Da come lui racconta questa storia, sembra che ci sia stata una discussione di pochi minuti e che lei poi si sia gettata dal balcone, invece non hanno preso i cellulari per un bel po' di tempo".
Pensi che abbiano avuto una discussione lunga?
"Conoscevo bene mia sorella e so che quando litigava alzava la voce e andava avanti anche per ore, non liquidava tutto in due minuti. L'idea che abbia discusso per un'ora per me ha molto più senso della versione fornita da lui, chiaramente. Mi stupisce anche il fatto che nel palazzo nessuno abbia sentito nulla. Io sono convinta che qualcuno sa qualcosa che non vuole raccontare".

Che idea vi siete fatti come familiari di Dora sulle indagini?
"Che siano partite direttamente sull'impostazione del suicidio e che siano andate avanti così, senza reali approfondimenti o domande in merito".
A cosa ti riferisci?
"Quando Dora è morta, in pronto soccorso mi sono state consegnate le sue cose. I suoi bracciali, i suoi orecchini, tutti messi in una busta. Io ho messo tutto nello zaino perché ero stordita, appena tornata a casa ho messo il suo bracciale al polso. Quattro o cinque giorni dopo sono venuti a riprendersi tutto per indagare, ma ovviamente quel materiale era ormai contaminato. Sono partiti dall'ipotesi del suicidio, data per scontata, e tutti gli errori sono nati da lì".
"A me sembra che la versione dell'ex fidanzato sia stata accettata di default. Non gli sono state fatte tante domande, quello che ha detto è diventato definitivo appena è uscito dalla sua bocca. Nel frattempo c'è una famiglia che attende risposte e giustizia".

In questi anni non ha mai provato a mettersi in contatto con voi?
"Mai. Neppure la sua famiglia. Neanche una parola di conforto per quello che è successo, nulla. Un atteggiamento che secondo me è poco trasparente dopo aver passato un anno con Dora. Su questi dettagli riflettiamo noi familiari ed è giusto che sia così, mentre mi sconvolge l'idea che la giustizia non voglia approfondire tutti i punti di domanda oggettivi che abbiamo presentato e che non sono stati mai sciolti".
"I periti tecnici hanno fatto riferimento a una statistica internazionale sulle morti causate da cadute da grandi altezze e hanno addirittura detto che nella maggioranza dei casi si tratta di gesti volontari. L'omicidio viene escluso per pura coincidenza statistica e tutto questo mi sembra assurdo".
Sui social hai fatto riferimento anche al caso di Aurora Maniscalco, la hostess caduta dal balcone a Vienna. Per il suo decesso è indagato, seppure per atto dovuto, il fidanzato. Credi che i casi siano simili?
"Ho rivisto molto di quello che è successo a mia sorella in questa storia. Sono molto vicina ai genitori di Aurora. Io spero che gli investigatori facciano di tutto per fornire risposte ai familiari di questa ragazza".
"Da quando Dora è deceduta sappiamo cosa vuol dire combattere contro tutto e tutti. Sappiamo cosa si prova a chiedere l'affermazione di un diritto basilare e semplicissimo, ossia quello alla verità. Il 23 settembre speriamo di poter uscire dall'aula di tribunale ancora fiduciosi nella giustizia".