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Molestie nella scuola di medicina legale di Torino, violenze alle dottoresse anche durante le autopsie

Molestie sulle studentesse anche durante le autopsie nella scuola di medicina legale di Torino. Sarebbero 11 le vittime riportate a verbale, sottoposte alle molestie dell’ex direttore Giancarlo Di Vella.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Molestie durante le autopsie in obitorio, con strusciamenti, baci non richiesti e "massaggi" sulla schiena delle studentesse. Ancora, atti sessuali mimati e descritti durante gli esami con domande inopportune sulla vita privata e di relazione delle specializzande. Sono undici le studentesse di medicina vittime di molestie e individuate come parte offesa dalla Procura di Torino nel procedimento penale in cui è coinvolto l'ex direttore della scuola di specialità di medicina legale del capoluogo piemontese, Giancarlo Di Vella.

La scuola è stata chiusa a settembre e l'ex direttore è indagato per vari reati tra cui violenza sessuale, molestie e stalking. Il docente si trova agli arresti domiciliari da tre settimane e il tribunale Riesame è stato chiamato a valutare una revoca della misure cautelare.

Tra le contestazioni vi sarebbero quelle relative ai reati della sfera sessuale con undici allieve vittime delle molestie. Tra queste, cinque avrebbero subìto violenza sessuale. Il fatto che nessuna delle studentesse abbia querelato l'insegnante, secondo gli inquirenti, sarebbe una grave conseguenza della condotta dell'indagato che avrebbe esercitato pressioni, creando un clima di ansia e paura tra le specializzande. Nessuna lo avrebbe denunciato, infatti, perché tutte avrebbero avuto paura di eventuali ripercussioni sul lavoro dall'uomo che all'epoca dei fatti, dal 2018 al 2022, rivestiva una posizione di rilievo.

Di Vella, scrive infatti Repubblica, non era solo direttore della scuola di specialità di medicina legale, ma anche docente e direttore della struttura complessa di medicina legale di Città della Salute. Ad oggi risulta sospeso da tutte le cariche.

Davanti al tribunale del riesame, il docente ha sostenuto la sua innocenza. "Una persona espansiva – ha affermato – ma non ho commesso questi reati, sono stato frainteso". La Procura non ha creduto alla tesi difensiva del docente dopo un'inchiesta durata tre anni con una mole di elementi raccolti dalla pm Rizzo come prove che sono stati considerati sufficienti per chiedere il carcere o i domiciliari: tra le prove vi sarebbero intercettazioni, osservazioni e decine di audizioni delle vittime e degli specializzandi che avrebbero testimoniato a favore delle ragazze. In particolare, cinque allieve sarebbero state costrette mediante "l'abuso di autorità" a subire atti sessuali.

Le giovani hanno chiesto di restare anonime e dimenticare quello che hanno vissuto. Ma i ricordi e i racconti delle specializzande, trascritti nei verbali, sono stati considerati attendibili dal gip. La prima dottoressa sentita ha ricordato di essere "stata spinta contro un armadio, afferrata e quasi baciata sulla bocca".

I baci presi con la forza, anche nei corridoi della scuola, sarebbero stati una vera e propria abitudine del docente. Una volta, la specializzanda, durante l'autopsia, sarebbe stata afferrata mentre era di spalle, all'attesa del seno. La scusa per toccarla, ha ricordato, era quella di legarle il camice.

Un fatto analogo sarebbe accaduto a una seconda dottoressa. L'ex direttore della scuola, infatti, l'avrebbe fatta avvicinare al tavolo delle autopsie toccandole i glutei. Una terza studentessa ha ricordato di essere stata toccata in un'altra occasione sulla coscia.

Secondo la procura, vi sarebbero tracce scritte delle molestie anche sui cellulari delle dottoresse, nelle chat con battute a sfondo sessuale e apprezzamenti non richiesti.

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