Minaccia mafiosa a giornalista di Fanpage, Ruotolo al PE: “Libertà di informazione sotto attacco”

Quaranta anni fa moriva Giancarlo Siani, ucciso dalla Camorra per il suo lavoro da giornalismo d'inchiesta. Oggi si ricorda il cronista anche nell'evento organizzato al Parlamento europeo da Sandro Ruotolo europarlamentare del Partito democratico e sotto scorta per il suo impegno come giornalista. Si è parlato non solo di Siani ma di tutti i giornalisti che hanno perso la vita facendo il loro lavoro, soprattutto in territorio di guerra. All'evento hanno partecipato anche tra gli altri il Commissario europeo Michael Mc Grath, il capo delegazione del Pd al Parlamento europeo Nicola Zingaretti, i familiari dei giornalisti uccisi ed esponenti del giornalismo palestinese ed ucraino.
Sandro Ruotolo ha tenuto fin da subito a precisare: "Oggi ricorrono i quarant'anni dall'assassinio di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ucciso la sera del 23 settembre 1985 sotto casa sua, a Napoli. Lo ricordiamo anche a Bruxelles, riflettendo sul giornalismo di oggi, sui giornalisti uccisi o minacciati di morte "in tempo di pace" e su quelli assassinati "in tempo di guerra".
E poi ha aggiunto: "Giancarlo Siani, come Daphne Caruana Galizia e come tanti altri, ci ricorda che perfino in Europa – culla dello Stato di diritto – si può morire per il mestiere di giornalista. Ma c'è anche la guerra. A Gaza si sta consumando la più grande strage di giornalisti della storia: 248 reporter assassinati, oltre 500 feriti, più di 800 familiari uccisi dai raid israeliani. Un massacro che colpisce non solo le persone ma l'informazione stessa: quando si uccide un giornalista, si spegne una voce, si tenta di spegnere la verità. Ma l'informazione muore anche quando le democrazie scelgono di silenziarla. È quello che vediamo negli Stati Uniti con Donald Trump, che chiude spazi televisivi e arriva a bollare come "terroristi" gli antifascisti. È lo stesso volto autoritario che ritroviamo in Netanyahu e in Viktor Orban nelle cosiddette democrazie illiberali".
Sia chiaro però: "Anche nella nostra Europa, nel nostro Paese la libertà di informazione è sotto attacco. Il fascismo del terzo millennio non porta più il volto di Mussolini e di Hitler, ma quello di chi oggi, dentro e fuori l'Europa, attacca la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati. Difendere i giornalisti significa difendere la democrazia".
Tra le persone invitate a raccontare le minacce che ricevono i giornalisti oggi in Italia è la nostra giornalista di Fanpage.it Giorgia Venturini, che lo scorso 10 settembre ha trovato fuori dal suo cancello di casa un sacco con all'interno la testa mozzata di un capretto e la pelle dell'animale. Giorgia da anni si occupa di criminalità organizzata e quello che ha trovato è un chiaro simbolo di intimidazione mafiosa. Ora se ne sta occupando la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. "Ho denunciato subito ai carabinieri – spiega al Parlamento europeo la nostra giornalista -. Si è attivata subito una macchina di protezione attorno a me fatta di inquirenti, investigatori, colleghi e tanti altri. Fa effetto che ancora oggi un giornalista che si occupa di queste tematiche riceva ancora queste forme di intimidazioni. Noi facciamo il nostro lavoro. Così come i magistrati e le forze dell'ordine. Per non occuparsi più di criminalità organizzata vuol dire che la mafia non esiste più".