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Medici non specializzati negli ospedali e infermieri senza titolo, i Nas denunciano 165 sanitari

Nel Mirino dei Nas i contratti di appalto esterni per reperire personale medico negli ospedali. Scoperti comportamenti oltre ogni limite come la fornitura di dottori sopra i 70 anni, medici generici non formati a gestire parti cesarei in ginecologia e infermieri senza titolo.
A cura di Antonio Palma
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Medici destinati in pronto soccorso o in ostetricia senza la necessaria specializzazione in medicina d’urgenza e in ginecologia, altri dottori impiegati in turni continuativi di oltre 24 ore senza alcun riposo, e poi ancora sanitari impiegati come infermieri in Rsa e reparti ospedalieri ma senza titolo e personale ausiliario impiegato in case di cura senza titolo abilitativo di Operatore socio sanitario. Sono solo alcune delle numerosissime irregolarità riscontrate dai Nas dei carabinieri nel mese di novembre durante controllo a tappetto in tutta Italia.

Nel mirino dei Carabinieri per la Tutela della Salute, in particolare la pratica degli ospedali di rivolgersi sempre più spesso a contratti di appalto esterni per sopperire alla carenza di personale e garantire così l’erogazione minima dei servizi di cura ed assistenza. Strutture sanitarie e socio-assistenziali sia pubbliche che private infatti si rivolgono sempre con maggiore frequenza ad altre società, solitamente riconducibili a cooperative, che offrono medici, infermerie e Oss.

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D’intesa con il Ministero della Salute, dalla metà del mese di novembre quindi i Nas hanno avviato una serie di controlli a tappeto in tutta Italia individuando numerosissime irregolarità di diverso tipo.

Nel dettaglio, i carabinieri hanno verificato 1.934 strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private e verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%).

Tra questi sono state riscontrate irregolarità in ben 165 posizioni lavorative che hanno portato i Nas a segnalare complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’Autorità Giudiziaria e 122 a quella Amministrativa.

In particolare, sono stati deferiti 8 titolari di cooperative per l’ipotesi di reato di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture ritenuti responsabili di aver inviato personale presso ospedali pubblici in numero inferiore rispetto a quello previsto dal contratto o impiegato semplice personale ausiliario, privo dei titoli abilitativi o addirittura medici non specializzati per l’incarico da ricoprire.

I Nas segnalano comportamenti oltre ogni limite come la fornitura di medici sopra i 70 anni o dottori e infermieri senza nessuna specializzazione per i reparti indicati come ad esempio in "ostetricia e ginecologia" dove vi erano medici generici non formati a gestire parti cesarei. In un caso una cooperativa aveva fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico ad un nosocomio di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia.

Sono emersi inoltre bene 43 casi di esercizio abusivo della professione, in particolare riguardante personale usato come infermieri ma senza iscrizione all’albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero. Infine sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali  che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.

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