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Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro fuori casa dell’amante fu ripreso dalle telecamere ma non fu riconosciuto

Matteo Messina Denaro continua a far parlare di sé anche dopo la sua morte: sarebbe andato ogni sabato mattina a casa della maestra Laura Bonafede e sarebbe anche stato ripreso dalle telecamere piazzate nella zona dalla polizia, ma non sarebbe stato riconosciuto.
A cura di Ida Artiaco
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Matteo Messina Denaro dopo l'arresto
Matteo Messina Denaro dopo l'arresto
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Matteo Messina Denaro continua a far parlare di sé anche dopo la sua morte. L'ex boss di Cosa Nostra, arrestato lo scorso gennaio a Palermo dopo circa 30 anni di latitanza, è stato in realtà ripreso più volte dalle telecamere piazzate della polizia mentre, il sabato mattina, sempre allo stesso orario e cioè alle 11, si recava a salutare la maestra Laura Bonafede, arrestata a sua volta lo scorso aprile nell'ambito dell'inchiesta del capoluogo siciliano con l'accusa di favoreggiamento nei confronti del boss.

È quanto ha rivelato il quotidiano La Repubblica, secondo cui Messina Denaro non immaginava che lì davanti erano piazzate le telecamere della polizia, e tuttavia non è stato riconosciuto. La donna abitava a Campobello di Mazara nella centralissima via Roma. Eppure, il boss è riuscito sempre a farla franca.

Ora quei frame, spiega il quotidiano, recuperati e consegnati dalla polizia alla procura di Palermo dopo l'arresto del latitante, sono stati depositati al tribunale del Riesame, che ha confermato il carcere per la maestra, la quale – come si legge nel provvedimento col quale i giudici hanno respinto nel giugno scorso la richiesta di scarcerazione presentata dai legali della donna – "ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro".

Intanto, ieri, 12 ottobre, la procura di Palermo ha chiesto la condanna a 13 anni di Andrea Bonafede, cugino e omonimo dell'alter ego del boss Matteo Messina Denaro, accusato di associazione mafiosa.

L'imputazione originaria era di favoreggiamento aggravato, ma nel corso delle indagini, con l'emergere di nuove prove a carico dell'operaio comunale di Campobello di Mazara, i pm Gianluca De Leo e Piero Padova l'hanno modificata aggravandola. Secondo l'accusa, oltre a fare da "postino" facendo avere all'ex latitante, in cura per un cancro, prescrizioni e ricette compilate dal medico Alfonso Tumbarello, anche lui indagato, Bonafede avrebbe assicurato al capomafia una assistenza continua.

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