Chi è Laura Bonafede, la maestra amica di Messina Denaro indagata per favoreggiamento

In diversi pizzini esprimeva malcontento perché non poteva spostarsi, forse per adempiere ad alcuni compiti che Matteo Messina Denaro destinava agli affiliati di Cosa Nostra che godevano della sua massima fiducia durante la latitanza. In più di una missiva per il boss, diceva di essere "passata dal Tramite" e si augurava di poter "incontrare Margot". Margot che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il nome in codice per il boss usato per depistare qualunque tipo di indagine e non renderlo rintracciabile.
Laura Bonafede, maestra elementare, figlia di Leonardo Bonafede e cugina di Emanuele Bonafede, l'uomo arrestato nella giornata di ieri insieme alla moglieper aver favorito la latitanza del capomafia catturato lo scorso 16 gennaio, è indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena.
La donna ha subito una perquisizione insieme ad altre tre persone. Il suo nome è emerso proprio grazie ai pizzini dove, a dispetto dei nomi in codice e delle sigle usati, si lamentava della quotidiana presenza di Messina Denaro a casa di Lanceri, che con l'ex superlatitante aveva una relazione. Lorena Lanceri è in carcere con il marito dalla giornata di ieri, mentre resta a piede libero Laura Bonafede, figlia dell'amico del boss di Cosa Nostra.

Uno degli incontri di Messina Denaro con la figlia di Bonafede è documentato in una missiva scritta dallo stesso boss: i due avevano fatto finta di incrociarsi tra i corridoi del supermercato e avevano scambiato qualche parola, convinti di passare inosservati. "Sarebbe divertente – scriveva il boss nella lettera facendo riferimento a un dipendente del supermercato – sapere se l'affettaformaggi è curioso di sapere chi sono dopo averci visti parlare".

Gli inquirenti ritengono che Bonafede possa aver incontrato altre volte il capomafia durante la latitanza. In alcune lettere, lei riferiva infatti di "aver rispettato l'appuntamento del sabato" dal Tramite (Lorena Lanceri). "Quando ho incontrato il Tramite mi sono un po' "seccato" – scriveva Bonafede parlando di sé al maschile per sviare le indagini -. Ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto cambiare. Lo sapevo che non era da te smontare una mia abitudine senza un perché. L'orario di arrivo poi era impossibile per Blu, a parte il sabato. Avevo capito che era una prova. Non ce l'ho con te, tu sai il motivo di quando e perché sono arrabbiato con te. Domani andrò nuovamente all'appuntamento, spero che questa volta non vada buca".