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Marò, India rinvia l’udienza sulla permanenza in Italia di Latorre

È stata rinviata al 26 aprile, su richiesta della Corte Suprema di New Delhi, l’udienza sulla permanenza in Italia di Massimiliano Latorre, originariamente prevista per oggi. Nell’ultima udienza la Corte Suprema aveva permesso al marò di restare in Italia fino al 30 aprile.
A cura di Susanna Picone
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Ancora un rinvio da parte dell’India nella complicata vicenda dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Su richiesta della Corte Suprema di New Delhi l'udienza sulla permanenza in Italia di Massimiliano Latorre, originariamente prevista per oggi alle 13.30, è stata rinviata al 26 aprile. A darne notizia i giudici dell’aula n.2 della Corte suprema indiana. In una comunicazione pubblicata nella Supplementary List odierna che appare nel portale della Corte, i giudici non hanno fornito alcuna ragione per la decisione di rinvio. La Farnesina da parte sua ha solo confermato che su richiesta della Corte suprema di New Dehli l’udienza è stata rinviata. Nell'ultima udienza, quella del 13 gennaio scorso, la Corte Suprema indiana aveva permesso al marò accusato insieme a Salvatore Girone dell'omicidio di due pescatori nel Kerala di restare in Italia fino al 30 aprile. Latorre si trova in convalescenza in Italia dalla fine del 2014 per ristabilirsi dopo un intervento al cuore subito per un attacco di ictus. Ai giudici Anil R. Dave, Kurian Joseph e Amitava Roy spetta dunque esaminare la sua situazione.

Salvatore Girone si trova ancora in India – Nel frattempo resta ancora a New Delhi l’altro marò, Salvatore Girone. L’Italia a fine marzo ha chiesto il rientro nel Paese del fuciliere di marina presso la Corte Permanente di Arbitrato. “Girone è obbligato a vivere a migliaia di chilometri dal suo Paese e dalla sua famiglia, con due bambini ancora in tenera età, privato della sua libertà”, ha ricordato l'ambasciatore italiano, Francesco Azzarello. Girone rischia di rimanere in India, secondo quanto ha spiegato il diplomatico, per un totale di sette-otto anni, con una conseguente “grave violazione dei suoi diritti”. New Delhi ha fatto sapere che rispetterà le decisioni prese all'Aja.

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