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“Mamma ha provato a strozzarmi, ho paura”: le parole del bimbo di 9 anni ucciso a Trieste nei verbali del 2023

In un verbale del 2023 le parole di Giovanni, il bimbo di 9 anni uccisa dalla mamma a Muggia (Trieste), ai carabinieri intervenuti per sedare una lite tra i i suoi genitori separati: “Mi ha preso per il collo, stringendolo con entrambe le mani”.
A cura di Ida Artiaco
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"Mamma ho provato a strozzarmi, ho paura". Così parlava Giovanni, il bimbo di 9 anni ucciso nei giorni scorsi a Muggia (Trieste) dalla mamma Olena Stasiuk, 55enne di origini ucraine. Era il giugno del 2023 e il piccolo si confidò con i carabinieri che erano intervenuti nell'abitazione del padre per cercare di fermare una lite in corso tra lui e la donna, genitori separati. Ora quelle dichiarazioni sono contenute in circa 5mila fogli tra verbali giudiziari, denunce e relazioni di assistenti sociali riemerse dopo l'infanticidio. "La mamma mi ha preso per il collo, stringendolo con entrambe le mani", si legge ancora in un passaggio.

Le frasi sono riportate nei verbali allegati agli atti custoditi dalla legale Gigliola Bridda, che per anni ha assistito il padre del piccolo. L'avvocatessa, che ha seguito il caso fino alla primavera del 2024, ha parlato di "una vicenda complessa, monitorata dalle istituzioni ma sottovalutata nei suoi passaggi decisivi", ha detto al Corriere della Sera.

Ed anche il Ministero della Giustizia intende fare luce sul perché il Tribunale abbia autorizzato incontri non protetti tra la madre e il figli visti i precedenti. Due al momento sono le inchieste aperte. La prima, penale, vuole stabilire come sia stato possibile che la donna, in passato in cura in un Centro di Salute Mentale triestino e seguita dai servizi sociali di Muggia, abbia potuto uccidere il figlio approfittando di un incontro svoltosi senza la presenza degli assistenti preposti, un "incontro non protetto", così come stabilito da una sentenza del tribunale civile dello scorso maggio. La seconda inchiesta è invece ministeriale, attraverso la quale il Guardasigilli intende far luce sulle procedure e sulle decisioni che hanno portato alla tragedia.

Tragedia sfiorata già in passato. Addirittura, nel 2018 Olena ha detto agli assistenti sociali: "O Giovanni resta con me, oppure sono disposta ad uccidere il bambino, a uccidermi, buttandomi nel mare. E a uccidere anche Paolo". Tra lei e il padre del bambino non corre buon sangue: i due si sono sposati nel 2013, quando lei aveva già una figlia, oggi trentenne, che vive in Germania e di cui "non sa nulla". Ma dal 2013, dopo la nascita del figlio, le cose hanno cominciato ad andare male. Lei è caduta in depressione, è scomparsa e ricomparsa da casa. È stata anche sottoposta a Tso e curata per schizofrenia. E intanto la guerra con Paolo continuava. Nel 2017 si sono separati, mentre sono continuate le minacce della 55enne. Nonostante le segnalazioni, alcuni procedimenti sono stati archiviati: in particolare, l'accusa di lesioni per il presunto tentativo di strangolamento del bambino. Il pm ritenne che le ferite, giudicate guaribili in tre giorni, potessero essere compatibili anche con "eventi accidentali". Una tesi accolta dal gip.

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