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Mamma e figlio spariti in Spagna a marzo. Il padre: “Ministro Di Maio mi aiuti a trovarli”

Giovanni Daidone cerca suo figlio Federico da sei mesi. Da quando cioè, a causa delle conflittualità con l’ex coniuge, la madre lo ha portato con sé in Spagna senza avvertire i Servizi sociali che vigilavano sulla situazione e avevano suggerito il collocamento del bimbo presso il papà. Secondo le autorità spagnole, mamma e bimbo vivrebbero su suolo iberico spostandosi tra vari alberghi.
A cura di Luisa Santangelo
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"Ministro Di Maio, mi rivolgo a lei: faccia qualcosa". Giovanni Daidone parla da un parco giochi, in Spagna. Di sottofondo si sentono le voci di bambini e genitori. E lì forse spera di vedere anche suo figlio di tre anni, Federico, portato dalla madre nel Paese iberico all'inizio di marzo e da allora sparito. "Sono passati sei mesi, non si può stare senza notizie per sei mesi", dice l'uomo a Fanpage.it. Dal 19 agosto vive lì alla ricerca d'indizi: "Non so se stanno bene, se sono vivi", continua.

Mamma e figlio dovrebbero essere insieme, almeno questo suggeriscono i due biglietti aerei per lo Stato spagnolo. Un viaggio affrontato poco prima che scattasse il lockdown e che è anche, allo stato attuale delle conoscenze, l'ultima traccia precisa che la donna e il bambino hanno lasciato dietro di sé. L'ultima volta che Daidone ha visto suo figlio, secondo la denuncia presentata ai carabinieri di Augusta, in provincia di Siracusa, era il 29 febbraio.

I due genitori, separati, sono seguiti da vicino dai Servizi sociali di Carlentini, il piccolo centro del Siracusano in cui la donna risiede. Federico è affidato agli assistenti sociali ma, fino a qualche mese fa, domiciliato in casa della madre. Il rapporto tra i genitori, però, non è sereno. Ed è da tempo fatto di denunce reciproche: il padre nei confronti della madre per violazione degli obblighi di assistenza familiare. La madre nei confronti del padre per aggressione. "Siamo a conoscenza delle denunce, ma non abbiamo notizie di eventuali sviluppi giudiziari – dice l'avvocato di Giovanni Daidone, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it – Sappiamo, però, che c'è un rinvio a giudizio nei confronti della signora per calunnia", prosegue.

"Io non ho mai aggredito mia moglie, né fisicamente né verbalmente. Non sono uno di quei padri che dei figli se ne fregano, io per mio figlio morirei", si difende Daidone. I Servizi sociali di Carlentini sembrano credergli. In una relazione consegnata al tribunale di Siracusa, gli assistenti affiancati alla coppia parlano di "comportamenti aggressivi e scorretti" della donna nei confronti di Daidone, ma anche di "un sano ed equilibrato rapporto tra padre e figlio". Fatti che, aggiunti alle "minacce e urla" della donna nei confronti dell'assistente sociale, hanno spinto quest'ultima a chiedere lo spostamento del domicilio da casa della madre a quella del padre.

Richiesta accolta dal tribunale di Siracusa il 15 giugno 2020. Mesi dopo la scomparsa di mamma e bambino. "Siamo preoccupati per loro – interviene Florinda Spanò, zia di Federico – Vorremmo solo che entrambi tornassero a casa, sani e salvi. Speriamo che lei si faccia sentire e che ci dia notizie, abbiamo bisogno di sapere che stanno bene entrambi". La notizia più recente, in questo senso, risale al 30 luglio e viene dal Ministero della Giustizia: "L'autorità centrale del Regno di Spagna – si legge nella lettera indirizzata alla famiglia Daidone – ha riferito che dalle indagini di polizia effettuate è emerso che la signora è priva di una dimora fissa in territorio iberico, ove soggiorna con il figlio alloggiando in alberghi siti in località diverse".

Il ministero della Giustizia italiano ha chiesto all'omologo spagnolo di "attivarsi in via di massima urgenza affinché siano adottate dagli enti competenti tutte le misure, anche provvisorie, volte a impedire nuovi pericoli per il minore". E questo in base alla Convenzione de L'Aja sulla sottrazione internazionale di minori. "L'Italia deve fare qualcosa di più – conclude Daidone – Sono entrambi italiani, io voglio rivedere mio figlio".

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