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Omicidio Altavilla Milicia a Palermo

Madre e figli uccisi ad Altavilla Milicia, su attrezzi usati per torturarli anche tracce di Fina e Carandente

Ci sono anche le tracce di Sabrina Fina e Massimo Carandente sugli attrezzi usati per torturare Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin ed Emanuel. I tre furono seviziati e uccisi ad Altavilla Milicia durante un folle rito di liberazione dal demonio nel febbraio 2024. La notizia è emersa durante un’udienza del processo che vede imputati Fina e Carandente e Giovanni Barreca, marito e padre delle vittime.
A cura di Eleonora Panseri
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Da sinistra, Giovanni Barreca, Sabrina Fina e Massimo Carandente.
Da sinistra, Giovanni Barreca, Sabrina Fina e Massimo Carandente.
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Ci sono anche le tracce di Sabrina Fina e Massimo Carandente sugli attrezzi usati per torturare Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin ed Emanuel, seviziati e uccisi ad Altavilla Milicia, nel Palermitano, durante un folle rito di liberazione dal demonio nel febbraio 2024.

La coppia avrebbe compiuto la strage insieme al muratore Giovanni Barreca, padre e marito delle vittime, e alla figlia più grande dell'uomo. La notizia del ritrovamento di queste tracce è emersa nel corso dell'udienza del processo che vede Barreca, Carandente e Fina imputati per omicidio volontario.

La figlia del muratore, minorenne al momento dei fatti, è stata processata separatamente. La ragazza ha ammesso le sue responsabilità ed è stata condannata a 12 anni e 8 mesi dal gip dei minori Nicola Aiello. ll pm aveva chiesto una condanna a 18 anni. La pena è stata ridotta di un terzo per il ricorso al rito abbreviato.

Sul phon e sull'attizzatoio della cucina, utilizzati dagli assassini, sono state trovate anche tracce e impronte di Salamone e di Kevin.

È stata un'udienza molto lunga quella scorsa, in cui sono stati presentati tutti i risultati delle analisi eseguite nella villetta dai Ris e all'esterno, dove furono trovate parti del corpo carbonizzate della donna, uccisa e poi data alle fiamme.

Nel corso del processo è stato sentito anche il cognato di Barreca, Calogero Salamone, che avrebbe raccontato di un rapporto burrascoso tra i due coniugi.

"Il cognato – ha detto l'avvocato Giancarlo Barracato che difende Barreca – ha però affermato di non aver mai avuto notizie di episodi di violenza da parte di Barreca nei confronti della moglie e ha assicurato che se il marito fosse rimasto da solo non avrebbe mai compiuto quei delitti".

Il teste ha inoltre sottolineato che quando il muratore viveva ad Erba, in provincia di Como, frequentava già una comunità religiosa e che voleva creare una chiesa evangelica anche ad Altavilla per diventarne il pastore.

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