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Opinioni

Bari 12 anni madre: benvenuti tra bambini adulti (e adulti bambini)

La bambina di 12 anni che partorisce un figlio avuto da un bambino di 13 anni. Questo è il caso di Bari che sta facendo discutere. Colpa di chi? Dell’accesso ai video porno o colpa di adulti dalla visione del mondo infantile?
A cura di Sabina Ambrogi
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A Bari, una bambina di 12 anni e un bambino di 13 sono diventati  prematuri genitori. E' uno di quegli eventi rivelatori di moltissime cose che dovrebbe  riaccendere il dibattito sull'educazione sessuale (ma a chi? e fatta da chi?) ma prima ancora, andrebbe aperto un gran dibattito sull'“adultizzazione” dei bambini come conseguenza dell'infantilismo e della sessualità infantile degli adulti.

I genitori-bambini di Bari (soprattutto la baby mamma destinata a pagare il prezzo più alto) non sono un caso isolato, ma si ripete qua e là nei paesi più sviluppati.  Spesso legato a situazioni di degrado che vanno appunto di pari passo allo sviluppo. Stavolta però, come documenta la cronaca, le due famiglie pugliesi sarebbero parte di una borghesia o di una piccola borghesia, che è  anche la ragione per cui proprio questo caso ci fa reagire così tanto: parla di noi. Non avviene in un altrove che  rifiutiamo di capire ma  fa parte di una deriva tutta interna al tessuto sociale di cui ci percepiamo artefici e in cui siamo immersi. Il che genera una serie di angosciose proiezioni, paure ancestrali, terrore che possa accadere in casa propria rendendo immediatamente la questione un fatto collettivo, condiviso e molto giudicato.

Proviamo a risalire ai fatti – così come ad oggi è possibile per noi conoscerli – due bambini di 12 e 13 (quindi a 11 e 12 più o meno) hanno un rapporto sessuale non protetto. Il che significa che i loro corpi sono già pronti, i loro ormoni anche: provano desiderio, o qualcosa che gli somiglia. Giocano col sesso, insomma, come accade spesso a quell'età, ma si spingono ben oltre il gioco.

“Provano del bene” come diceva il bambino intervistato nel film di Silvano Agosti del 1982 “D'amore si vive”, in un intervista-verità, rimasta storica (condivisa pubblicamente dallo stesso regista su youtube), tradotta e conosciuta in tutto il mondo. Franck, di 9 anni, racconta il suo primo rapporto sessuale “dietro quella collina, se vuoi ti porto lì a vedere”, e osserva: “ i bambini sono degli essere umani come tutti, però più piccoli”. Questa intervista dice molte cose dei bambini, soprattutto della loro spontaneità nel sesso, anche solo nel pensarlo e immaginarlo.  A volte praticarlo. Quale rapporto abbiano gli adulti – cioè le persone che hanno ogni potere su di loro – rispetto a questo universo dell'infanzia e della preadolescenza  vuole  essere il nostro punto di partenza.

Due sono le tendenze ugualmente nefaste e terribilmente legate tra di esse: una è di sfruttamento, l'altra di repressione. La visione dell'adulto sull'erotismo dell'infanzia è spesso di pura malizia, e in genere, una delle migliori scuse accampate dai pedofili: “ mi ha provocato”. L'industria e il marketing sfruttano lo stesso movimento psicologico del pedofilo, salvandosi però, perché non arrivano all'atto che la società reprime, ma  hanno però un grande peso nell'induzione. Basta guardarsi intorno o aprire un magazine di moda: quale migliore vettore per la vendita dei prodotti che sfruttare la sensualità spontanea dei bambini trasformandola in sessualità? Bambine e bambini vestiti come pin up e piccoli manager in carriera pubblicizzano capi di vestiario e bisogni di adulti sui bambini. Del resto, proprio Rai Uno così bigotta se il personaggio dello scrittore Antonio Manzini, Rocco Schiavone, si fuma una canna in tv, ha prodotto per anni un programma di orrore puro in cui dei bambini vestiti da adulti cantavano canzoni di adulti. E i destinatari non erano altri bambini, ma degli adulti. E anche il programma era ovviamente prodotto da "adulti".

Dall'altra parte la tendenza è repressivo censoria, e di certo non si fa meglio. Se si va sul sito del ministero della Salute, non appaiono notizie su preservativi e questo dice molto sulla percezione delle conseguenze del sesso da parte del minstero.  Del resto, una scatola di preservativi costa il prezzo inaccessbile di più di 10 euro. Nessuna iniziativa ha mai toccato le istituzioni per rendere dei preservativi un oggetto di uso necessario e comune, e non di lusso. Ma prima ancora di passare ai preservativi si apre  la grande questione dell'educazione sessuale fatta da esperti formati, che dovrebbe ovviamente coinvolgere bambini e bambine nelle dovute maniere  ma che viene puntualmente relegata alle famiglie, come se queste non fossero a loro volta formate da adulti infantili esattamente come chi ha ideato e prodotto un programma  come quello dei bambini cantanti per adulti instabili. Un circolo vizioso che non accenna a interrompersi mai.

Il sesso dei propri figli è dunque un “affare di famiglia”. Pertanto, per lo più non se ne parla. E si dà il via libera contestualmente all' ipersessualizzazione: dai vestiti, alle aspirazioni, alle movenze. Basta una passeggiata in estate sulla spiaggia dove bambine di due anni indossano voluminosi  e scomodi reggipetti e si atteggiano a signore sessualmente formate. Il che potrebbe essere una semplice e giocosa emulazione degli adulti se però fosse accompagnata da spiegazioni, introduzioni, libertà, capacità di comunicare questo lato oscuro che in Italia è ancora il sesso.

Ricordiamo che le recenti iniziative per un'educazione sessuale nelle scuole sono fallite miseramente nella sola guerra che oggi più importa: quella contro gli omosessuali. “Vogliono insegnare ai nostri figli a diventare gay”. Perché certo, poi nel  parlare di sesso, si parlerebbe anche di orientamento sessuale. E su questo proprio non si transige.

Rosi Paparella, Garante per i Minori della Puglia ha detto:

C'è un rapporto tra i preadolescenti e la sessualità drammaticamente sempre più precoce, orientato dall'assenza totale degli adulti rispetto a percorsi seri di educazione alla sessualità, a partire dal mondo della scuola ma anche delle famiglie." .

Ma  sbaglia a nostro parere quando afferma :

"L'accesso libero a materiale pornografico modella i comportamenti schiacciando l'infanzia, spingendo a comportamenti del tutto inadeguati. Credo che sia urgente stabilire, a livello nazionale nuovi percorsi di accompagnamento rispetto all'arretramento in ambito educativo. La solitudine in cui questi ragazzi vivono li espone a rischi ed esperienze non consone rispetto alla capacità di gestirle ed elaborarle".

E' difficile immaginare che i due bambini  di Bari si siano lanciati in un accoppiamento senza capirne le conseguenze a causa dell'accesso facile a video porno. E' invece molto più probabile che si tratti di due bambini come il Frank di Silvano Agosti, ai quali però nessuno aveva mai spiegato le conseguenze e i significati del sesso, probabilmente perché a loro volta ne vivono uno infantile, incappati nei volantini sulla fertilità della ministra Lorenzin o magari  basato sulla censura, e l'omissione.

Anche la scelta della gravidanza della bambina, è una scelta fatta dagli adulti e per quanto ne sappiamo oggi, poteva essere evitata. Non si tratterebbe  dei soli genitori, quindi, ma di tutte le strutture e le figure professionali coinvolte nel parto e nella gestione della gravidanza della piccola. Dai genitori di entrambe le famiglie  è stato perciò valutato meno dannoso far portare avanti la gravidanza a una bambina di soli 12 anni immaginando di crescere il bambino al posto suo, facendo le veci della baby-mamma  (ma è tutto da vedere se il Tribunale dei Minori sarà d'accordo), farle subire questo accadimento gigantesco nella vita, nelle fasi successive della crescita e nelle sue relazioni con il mondo. Senza parlare del destino del nuovo nato, e del suo papà. Valutazioni e connivenza – di adulti – appunto dettate da incoscienza, inconsapevolezza, e infantilismo. La stessa che fa produrre un programma Tv di grande successo: "16 anni incinta". Un reality – americano esportato nel mondo – che ha trovato giusto riprendere le fasi della maternità di ragazzine che si trovano in questa condizione,  ne seguono le fasi che ovviamente si presentano alle loro fragili esistenze: essere accettate o meno dal contesto sociale, avere a che fare con il neonato, essere o meno felici dell'evento.

Che l'infanzia , i giochi e gli orizzonti siano cambiati è indubbio. È un processo irreversibile? Sembrerebbe che l'unico senso da restituire è quello della scoperta ma soprattutto di quello spazio creativo, in cui si costruiscono simboli e si fabbricano individui che è quello dell'attesa. Ne saranno capaci, gli adulti per primi?

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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