Luciano e Ugo: da clochard a imprenditori grazie a un bando europeo

Si chiamano Luciano Lucca e Ugo Benvenuto e sono i protagonisti di una bella storia di riscatto e successo proveniente dal Veneto. Il primo è un ex dirigente aziendale e manager di 57 anni, mentre il secondo di anni ne ha 63 e in quella che il Gazzettino – che ha raccontato la loro storia – descrive come "la sua prima vita" è stato giocatore di rugby di serie A con il Metalcrom, ragioniere, consulente fiscale, tecnico spedito a lavorare in giro per il mondo.
Da manager di successo a clochard
Entrambi con buoni studi e una storia di successo alle spalle, entrambi apparentemente destinati a un percorso "in discesa", pur con gli imprevisti che la vita riserva a ciascuno di noi. Tali imprevisti, tuttavia, si sono rivelati ben presto più ostici del "normale": la crisi economica e alcune scelte sbagliate per Ugo e una brutta malattia per Luciano hanno finito per complicare tremendamente le cose, facendo finire entrambi in mezzo a una strada, in una nuova condizione – quella che loro stessi definiscono "vita da barboni" – che di certo fino a qualche anno fa non potevano aspettarsi. Di colpo è cominciato a diventare sempre più problematico mettere insieme il pranzo con la cena, trovare un posto sicuro in cui dormire e anche ottenere il rispetto delle persone.
A 63 e 57 anni, tuttavia, i due sono riusciti a trovare un modo per riscattarsi, accedendo a un bando regionale che, con finanziamenti europei, 11mila euro, finanzierà la loro start-up, una società cooperativa erogatrice di servizi e piccole manutenzioni, che farà lavorare proprio i senza fissa dimora. L’idea è venuta ai due leggendo un volantino al centro per l’impiego, in Provincia. "La nostra iniziativa ha portato un po' di entusiasmo anche in tutti gli altri, ma abbiamo enormi responsabilità e speriamo di non deludere nessuno". Per Luciano e Ugo ha inizio una terza vita, anche grazie a don Carlo Velludo, parroco di S. Maria del Sile, che ha prestato i soldi per pagare il notaio. Ma per partire mancano all’appello ancora 4.500 euro, il deposito per l’affitto del capannone. Soldi che sperano possa donar loro il Comune di Treviso.