Lucia Uva assolta, era accusata di diffamazione verso poliziotti e carabinieri

Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto all'ospedale di Varese nel giugno del 2008, è stata assolta dall'accusa di diffamazione aggravata "perché il fatto non costituisce reato". La donna era finita sotto processo per alcune dichiarazioni mandate in onda nell’ottobre 2011 nella trasmissione televisive Le Iene, per alcune frasi scritte su Facebook e per un’intervista del documentario "Nei secoli fedele" del filmaker Adriano Chiarelli. Il pubblico ministero di Varese aveva chiesto un anno e due mesi di carcere. "Chiedo scusa alle divise, che ho sempre rispettato, non agli uomini", ha commentato l’imputata dopo l’assoluzione. "So di avere sbagliato, di avere detto delle cose troppo forti in un momento di sconforto, ma non sono felice per questa assoluzione – ha proseguito – dopo otto anni lo Stato non mi ha ancora detto perché Giuseppe è morto e continuerò a chiedere la verità".
Lucia Uva era stata querelata dai due carabinieri e dai sei poliziotti che venerdì scorso sono stati assolti dall’accusa di omicidio preterintenzionale nel processo sulla morte di Giuseppe Uva. Nel film inchiesta "Nei secoli fedele – Il caso Giuseppe Uva" la donna – secondo l'accusa – ha detto che i querelanti "avevano ripetutamente colpito con violenza Giuseppe Uva cagionandogli lesioni". Su Facebook aveva inoltre definito delinquenti e assassini i carabinieri e i poliziotti che intervennero quella notte. In seguito, intervistata da un inviato de Le Iene, aveva parlato di botte e a una presunta violenza sessuale subita dal fratello in caserma. Il pubblico ministero ieri, nel corso della sua requisitoria, aveva sottolineato che l’ipotesi di uno stupro è "frutto di una congettura non supportata da alcun elemento di riscontro oggettivo". Secondo il pm, inoltre, "non vi era alcun elemento per consentire all’imputata di affermare con certezza la sussistenza di botte o violenze perpetrate nella caserma".
Alla luce di quelle dichiarazioni i legali di carabinieri e poliziotti, parti civili nel processo, ieri hanno chiesto un risarcimento di alcune migliaia di euro. "Prendiamo atto della decisione del giudice – ha spiegato uno dei legali, l’avvocato Fabio Schembri – ci auguriamo che in futuro, dopo l’assoluzione di carabinieri e poliziotti, vengano moderati i toni".