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Luca Richeldi (comitato tecnico-scientifico): “Errore imperdonabile tornare subito alla normalità”

Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del comitato tecnico-scientifico, ha parlato della riapertura dell’Italia dopo la fase di lockdown per il contenimento dell’emergenza Coronavirus: “Ripartire troppo in fretta avrebbe effetti deleteri. Servono cautela e prudenza, il virus è troppo imprevedibile”.
A cura di Ida Artiaco
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Sarebbe un imperdonabile errore pensare di tornare alla normalità dall'oggi al domani, nonostante gli ultimi dati abbiano mostrato un leggero calo nel numero dei contagi. Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del comitato tecnico-scientifico che affianca il governo nel corso dell'emergenza Coronavirus, non ha dubbi: riaprire subito dopo Pasqua il Paese sarebbe troppo rischioso, anche e soprattutto per scongiurare una eventuale seconda ondata di casi. È quanto gli esperti vanno ormai ripetendo da giorni ed anche lui conferma questo indirizzo di pensiero in una intervista rilasciata al Messaggero. "Mi pare che sia abbastanza scontato – ha sottolineato -: riaprire tutto troppo in fretta avrebbe effetti deleteri. Lo ha detto anche il professor Rezza dell'Istituto superiore della Sanità nella conferenza stampa dell'altro giorno: servono cautela e prudenza. Bene, io concordo: servono cautela e prudenza".

Il rischio di una fine prematura del lockdown e delle misure di contenimento deriva in primis dal fatto, secondo Richeldi, che "ci sono degli elementi di imprevidibilità, osserviamo pazienti che sembrano piuttosto stabili e poi hanno dei peggioramenti considerevoli. Ricordiamoci che stiamo parlando di un virus che fino a quattro mesi fa non avevamo neppure sui libri. Abbiamo una polmonite con delle caratteristiche se non uniche comunque specifiche". Gli elementi per elaborare una statistica dell'evoluzione della malattia sono ancora pochi. Ad esempio, ha spiegato il direttore del Gemelli, "c'è un elemento che accomuna diversi casi di questo tipo, ma su cui servono approfondimenti. Sembrano avere una prognosi peggiore gli uomini un po' sovrappeso. Ma ripeto: ad oggi siamo solo nella fase dell'osservazione, dovremo studiare meglio i dati per comprendere se vi sia una correlazione tra alcune caratteristiche dei pazienti meno anziani e senza patologie e un determinato esito della patologia".

Il prossimo step da compiere, in vista della futura riapertura, riguarda i test sierologici a campione. "Saranno molto utili, purché sia chiaro che saranno studi epidemiologici. Ci serviranno a capire quanto il contagio è diffuso in Italia, sempre ovviamente che siano test affidabili: questa deve essere la base di partenza, altrimenti è tutto inutile", ha sottolineato Richeldi che ha poi concluso che "il risultato sarà un elemento in più. Utile. Ma non si potrà decidere solo sulla base di quello per quanto riguarda la fase 2".

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