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L’Islam su TikTok fa boom, Shaimé racconta il velo a 164mila persone: “Sto con Silvia Romano”

Shaimè ha 19 anni e su TikTok risponde alle domande degli utenti sull’Islam. Alle sue coetanee insegna ad indossare il velo, racconta la sua fede in Dio e spiega l’attualità. “Penso che Silvia Romano sia una donna libera”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Shaimé, 19 anni (dalla sua pagina Facebook ufficiale)
Shaimé, 19 anni (dalla sua pagina Facebook ufficiale)

Una serie tv molto amata dai ragazzi italiani, dice che "per far capire le nostre differenze, dobbiamo dare delle risposte intelligenti alle domande stupide degli altri. Se devono rispondersi da soli, non ci capiremo mai". Si tratta di Skam Italia che ha per protagonista della quarta stagione Sana, una ragazza italiana di religione islamica, divisa tra la sua cittadinanza e la religione che segna delle differenze con i suoi coetanei. Anche grazie a rappresentazioni televisive di questo tipo, gli adolescenti si mostrano sempre più curiosi nei confronti dei diversi credo della nuova generazione di italiani. Qualcuno si preoccupa di rispondere ai dubbi e ai pregiudizi di chi non è abbastanza informato. Molto di aiuto sono i nuovi social come TikTok: qui, tra un balletto e un trend, c'è chi usa la propria piattaforma per creare un dialogo. La giovane Shaimè (withshay sul social di ByteDance) ha 19 anni, una parlantina importante e un grande senso di giustizia. Si impegna proprio in  questo campo: risponde alle domande degli utenti sulla religione islamica usando parole semplici e si preoccupa di spiegare la sua normalità ai coetanei. Ai sui 164mila followers spiega come indossare la mascherina sopra il velo, racconta la sua fede in Dio e soprattutto spiega la sostanziale differenza tra religione e cultura, secondo lei alla base di tante costrizioni sui giovani musulmani italiani.

L'idea alla base del tuo profilo TikTok è nata seguendo il desiderio degli utenti?

All'inizio realizzavo video comunissimi, ma sempre indossando il velo. Le persone hanno iniziato a farmi domande e seguendo il Corano ho deciso che avrei risposto con entusiasmo ai dubbi altrui. I pregiudizi mi hanno fatto pensare che dovevo trovare una soluzione e così ho iniziato a raccontare anche le cose più semplici: molti sono convinti che io sia costretta a indossare il velo, ma non è così. Chi è costretto lo è perché le famiglie impongono retaggi culturali che non sempre appartengono a giovani italiani di origini straniere. Io ho scelto di indossare il velo per fede e c'è un grande distinguo da fare tra le due cose, altrimenti gli altri avranno una visione distorta della realtà. La curiosità dei miei followers mi ha fatto capire che gli adolescenti spesso non sono razzisti, ma disinformati. Gli adulti non vogliono raccontare le differenze perché non vogliono accettarle o perché non le conoscono. Il lavoro che possiamo fare tramite queste piattaforme è fondamentale per ridurre i pregiudizi, per portare ad un'apertura.

Non è chi non vi conosce a dover avere voglia di informarsi?

Penso ci sia una chiusura da entrambe le parti: noi non ci spieghiamo per paura di non essere capiti e i nostri compagni di classe non chiedono perché credono di sapere o perché non sanno come fare. Io ho deciso nel mio piccolo di cambiare questa realtà. Parlo di me e gli altri automaticamente si avvicinano: qualche giorno fa un ragazzino mi ha scritto su Instagram che grazie ai miei video ha iniziato a dialogare con ragazze musulmane della sua scuola. Se un bambino mi dice che non ha mai parlato con una compagna di classe con il velo perché non sa come si fa, c'è un grosso problema. Bisogna abbattere dei tabù più che l'odio. L'odio non puoi abbatterlo perché è fine a se stesso, l'ignoranza invece è reversibile

Silvia Romano è diventata testimonial di un progetto contro l'islamofobia. Tante persone l'hanno attaccata perché convinte che la sua conversione fosse dovuta al sequestro in Somalia. Tu cosa ne pensi?

Penso che la libertà della sua scelta sia dimostrata dal fatto che lei ora è testimonial di una campagna simile. Lottare per la pace è la cosa più nobile che ci sia ed è generalmente un gesto che sei portato a fare se veramente credi in qualcosa. Credo che tutto ciò dimostri quanto la decisione sia stata soltanto sua nonostante le condizioni di prigionia. Le persone pensano che la nostra fede sia un atto di costrizione, soprattutto se a convertirsi è un cristiano che nulla ha mai avuto a che fare con la cultura islamica. Non è vero, non è così. Il processo è più o meno simile alla conversione di un ateo in momenti di grande difficoltà: perché quello non sembra così strano?

I tuoi coetanei sono stupiti dalla tua fede in Dio?

Assolutamente. Io invece sono stupita dal fatto che siano in così tanti a non credere a niente. Penso che si possa essere liberi di pensare anche se si crede in qualcosa. C'è molta diffidenza verso la religione in generale. Non lo capisco, ma poi penso che la gente ha il diritto di non capire e di non sapere. Dialogare serve ad aprire nuovi orizzonti.

La stessa cosa più o meno la dice Sana, la protagonista musulmana di Skam Italia

Penso sia vero! Ho visto quella serie e devo dire che mi sono ritrovata molto nel discorso riguardante le differenze che segnano la distanza tra noi e altri. Si tratta di distanze sociali dovute alla mancanza di confronto su tematiche prima di fede e poi culturali.

La rappresentazione sta aiutando l'Italia ad aprire un dibattito?

Sì, anche se tra noi giovani il dibattito è aperto da un bel po'. Il razzismo in Italia esiste anche tra i ragazzi, non posso negarlo, ma in linea di massima ci sono più curiosi. Dovremmo andare avanti, fare in modo che la nostra immagine col velo sia resa normale per tutti. Per una ragazzina musulmana l'assenza di modelle col capo coperto vuol dire non esistere. Noi siamo qui, esistiamo, vogliamo esporci e arrivare dove vogliamo. Sembra quasi che si cerchi di tenerci nascoste, come se avessimo il diritto di esserci soltanto dietro le quinte.

In che senso?

Io ho avuto difficoltà a trovare un lavoro da commessa, per esempio. Probabilmente il proprietario del negozio al quale ho fatto domanda ha pensato che la mia immagine potesse spaventare i clienti. Tante persone con il velo nelle piccole città fanno fatica a lavorare e questo non è giusto: il nostro capo coperto viene prima delle nostre competenze. A scuola una volta mi sono presentata con una gonna lunga nera per vedere le reazioni degli altri e un'insegnante alla quale tenevo molto mi ha preso da parte per dirmi che non dovevo piegarmi alla costrizione del velo. Io sono libera, penso con la mia testa, ho solo deciso di farlo per fede. Mi sento migliore da quando credo in Dio. La mia fede mi ha portato a comunicare con gli altri e costruire un dialogo pacifico. Penso di averci solo guadagnato.

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