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Liliana Resinovich, la nuova svolta: perché i cellulari di marito e amico possono ancora dare risposte

Per risolvere il giallo sulla morte di Liliana Resinovich è fondamentale indagare sui cellulari di Sebastiano e Claudio e scoprire quando e come è morta davvero la donna.
A cura di Anna Vagli
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Liliana Resinovich
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Chi ha ucciso Liliana Resinovich? Questo è l’interrogativo che il Gip di Trieste si è posto nel rigettare la richiesta di archiviazione della Procura relativamente alla morte dell’ex dipendente regionale.

Spesso, proprio in riferimento al giallo di Trieste, vi ho spiegato il perché il delitto perfetto non esiste. Al massimo, resta impunito a causa dell’indagine imperfetta. La prospettiva, capirete, è ben diversa.

Si riparte quindi da zero dopo l’ordine di prosecuzione delle indagini arrivato dal giudice per le indagini preliminari. Che, nell’ordinanza, ha disposto che si effettuino accertamenti sui telefoni cellulari di Claudio Sterpin, l’amico speciale, e Sebastiano Visintin, il marito di Liliana. Cellulari mai sequestrati prima, seppur intercettati.

Ma il Gip ha anche chiesto, nei venticinque punti elencati, che si faccia una volta per tutte luce sulla causa di morte di Liliana Resinovich.

Ricordate l’equazione utilizzata dai criminologi americani per risolvere un crimine? Why+How= Who? (Perché + come=chi). E proprio il perché potrebbe emergere dall’estrazione della copia forense dei cellulari degli uomini di Lilli. Allo stesso modo il “come” lo si potrebbe dedurre da una corretta diagnosi sulla causa di morte. Dunque, come si procede adesso? Andiamo per gradi.

I telefoni di Claudio Sterpin e Sebastiano Visintin

I telefoni cellulari del marito e dell'amico speciale di Lilly sono stati sequestrati dietro disposizione del Gip Luigi Dainotti. Difatti, era stato controllato il relativo traffico telefonico ma non era stata disposta l’estrazione della copia forense.

Che cosa si intende per copia forense? L’estrazione della copia forense di un telefono è un processo utilizzato per recuperare e preservare tutte le informazioni presenti su un dispositivo mobile. Per tale attività vengono impiegati strumenti e software specializzati per acquisire tutte le informazioni presenti nel dispositivo.

E per informazioni faccio riferimento non solo ai dati immediatamente visibili, come messaggi, foto e contatti, ma anche dati nascosti o cancellati, come cronologia delle chiamate, registri di messaggi, cache di app e dati di posizione GPS. Ma anche informazioni su attività di navigazione, cronologie web, segnalibri, dati di accesso a social media e altri servizi online.

Un’attività imprescindibile e che davvero potrà essere dirimente per risolvere il giallo relativo alla morte di Liliana. A condizione che sia fatta in tempo. La copia forense dei cellulari di Claudio e Sebastiano è stata disposta adesso. A oltre un anno dalla scomparsa. Fino ad oggi, infatti, erano stati setacciati solamente i tabulati telefonici.

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Cosa si può recuperare tardivamente

Nei casi di omicidio, se l'estrazione viene ritardata, potrebbe esserci il rischio di perdere o compromettere quelle che in gergo tecnico vengono definite prove digitali. Perché queste potrebbero essere cancellate o sovrascritte nel corso del tempo, specialmente se il dispositivo è sempre rimasto nella disponibilità di chi lo utilizzava all’epoca della scomparsa.

Proprio come è accaduto per Sebastiano e Claudio. Che potrebbero aver cancellato o manipolato i contenuti della messaggistica e delle cronologie. In più, si aggiunge il problema della sovrascrittura permanente dei dati. Cosa ci diranno dunque le indagini informatiche? Difficile dirlo con certezza. Bisognerà capire cosa è stato conservato e cosa no dai diretti interessati.

Il corpo di Liliana Resinovich verrà riesumato?

La riesumazione del corpo di Lilli rientra nelle ipotesi suggerite dalle indagini. Difatti, secondo l'autopsia redatta dal consulente nominato dalla Procura nell’immediatezza del rinvenimento del cadavere, Liliana Resinovich sarebbe morta in conseguenza di uno scompenso cardiaco acuto. Pur non avendo riscontrato evidenti segni di insufficienza respiratoria.

Un dato che ha sin da subito suscitato qualche perplessità. Lilli era stata infatti ritrovata con la testa imbucata in due sacchi di nylon. Facendo presagire una morte per soffocamento. Dunque, avvenuta in conseguenza a una grave insufficienza respiratoria. Quest’ultima si verifica in conseguenza di tutta una serie di processi che inevitabilmente devono potersi rivelare in sede autoptica.

Così non è stato per la Resinovich. Tanto è vero che, per motivare la causa di morte, il consulente ha affermato che il decesso di Lilli è stato determinato dall’inalazione dell’anidride carbonica formatasi all’interno degli stessi. Elementi e conclusioni scientificamente discutibili. Ma andiamo oltre.

Le risultanze autoptiche in questione non solo non hanno sciolto i dubbi sulla causa di morte di Lilli, ma hanno aperto un altro possibile scenario. Difatti, secondo quanto emerso dalla consulenza disposta alla pubblica accusa, Lilli sarebbe morta solamente due-tre giorni prima del ritrovamento del suo corpo avvenuto il 5 gennaio 2022. Ma la donna era scomparsa il 14 dicembre 2021. In quest'ottica, il suo decesso si sarebbe verificato il 2 o il 3 gennaio 2022. Dov’è stata la donna nei giorni in cui ancora era scomparsa?

Sappiamo con certezza che il 14 dicembre era uscita di casa senza soldi, senza i suoi cellulari, senza documenti e senza Green-pass.

Stando alla consulenza della Procura, che evidentemente non ha convinto il Gip di Trieste avendo contemplato anche l'ipotesi della riesumazione, Liliana sarebbe rimasta vestita con i soliti abiti che indossava la mattina della scomparsa e, come ultimo pasto, avrebbe ingerito lo stesso cibo. Incluso il multivitaminico.

Chi ha nascosto Liliana? Chi le ha dato da mangiare? Chi l’ha sottratta agli occhi indiscreti delle televisioni? Uno scenario nient’affatto credibile. Chi potrebbe mai essersi fatto carico di simili rischi?

E soprattutto capite dove si inceppa il meccanismo? Il dato scientifico è fondamentale per risolvere i gialli intricati come questi. È evidente che nella prima consulenza medico-legale qualcosa è andato storto. Per questo bisogna ripartire da lì. Scoprendo da che cosa e quando è morta Liliana Resinovich potremmo scoprire chi le ha fatto del male. Sì, per la prima volta possiamo dirlo. Perché adesso la Procura di Trieste, dopo la proroga delle indagini disposte dal Gip, indaga per omicidio volontario.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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