Liliana Resinovich, il fratello: “Quel tecnico un fantoccio”. E parla di una persona misteriosa da Visintin

Secondo Sergio Resinovich, il tecnico anatomopatologo che nei giorni scorsi si è presentato spontaneamente dagli inquirenti affermando di essere il responsabile della frattura alla vertebra sul cadavere di Liliana Resinovich sarebbe un "fantoccio pericoloso". Il fratello della 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex Opp di Trieste ha annunciato di voler chiedere il licenziamento del tecnico che nel 2022 si occupò delle manovre preparatorie per l'esame autoptico sulla donna. "Se quello che sostiene fosse vero, avrebbe avuto l'obbligo di segnalare questo grave episodio – ha affermato -. Perché parla solo ora, dopo il mio esposto all'Ordine dei Medici? Chi vuole coprire?".
La lesione alla vertebra è stata infatti al centro delle nuove indagini sulla morte della 63enne scomparsa nel dicembre 2021 a Trieste. Proprio nella nuova analisi della salma ad opera dell'antropologa forense Cristina Cattaneo, erano emerse lesioni che avevano fatto pensare a una morte causata da terzi tramite soffocamento e non, come inizialmente supposto, in seguito a un suicidio. Tra questi elementi c'era anche la lesione alla vertebra che il tecnico attribuisce ora a un suo errore durante i primi accertamenti del 2022.
Secondo Resinovich, il medico legale di parte dell'epoca assicurò alla famiglia della 63enne il "normale svolgimento dell'autopsia". "È vergognoso che una cosa del genere sia stata detta dopo tre anni e mezzo" ha dichiarato Sergio, che aveva già segnalato all'Ordine dei Medici i periti che nel 2022 svolsero gli accertamenti sul cadavere della 63enne, accusandoli di aver commesso troppi errori.
Le indagini relative alla morte di Liliana Resinovich sono da poco passate sotto l'ipotesi di reato di omicidio con l'iscrizione al registro degli indagati del marito della donna, Sebastiano Visintin. All'uomo sono state sequestrate durante una perquisizione in casa decine di lame e un maglione giallo il cui tessuto sarebbe simile ad alcune tracce di fibra trovate sul cadavere della 63enne. Ora però, la nuova ipotesi di un errore durante l'autopsia fa vacillare l'accusa di omicidio.
Secondo il fratello della vittima, la verità non passa dalla lesione alla vertebra, ma da altri elementi emersi solo in una seconda fase delle indagini. "Sono altre le cose che possono rivelare cosa sia accaduto, a partire dal cordino del sacco della spazzatura che avvolgeva il suo cadavere fino alle chiavi di casa. Mi auguro che gli inquirenti riescano a chiudere il cerchio in fretta perché l'attesa genera solo fango e per noi ormai tutto ciò è insostenibile e logorante".
Resinovich ha inoltre rivelato oggi di aver segnalato in Procura una persona che potrebbe dimostrare come, tempo dopo la morte di Liliana, in casa Sebastiano vi fosse un estraneo, entrato evidentemente utilizzando un mazzo di chiavi. "Visintin non era in casa – ha sottolineato – e questo estraneo è entrato lo stesso, senza fare alcuna forzatura. Quale persona estranea a Sebastiano e a Liliana poteva avere le chiavi dell'appartamento ed entrare liberamente?".